sabato 14 giugno 2003

intermezzo. piccolo racconto OT (ma neanche troppo). non me ne vogliate, ma avevo bisogno di un posto dove appoggiarlo e questa era l'unica soluzione sensata. da domani ripartiamo con le lezioni...






CORONAMENTI



“Pensare è un lento suicidio. D’altra parte, non ho molta fretta”




La stanza era immersa nella penombra. Il viso di lei se ne stava triste davanti alla televisione. Spente tutte e due.


A lui un po’ dispiaceva di vederla in quello stato. Allora gli venne da pensare al professor Wharton.



JOY: Potremmo fare un gioco


SARA:


JOY: Io faccio delle domande e tu mi devi rispondere ma senza usare né sì né no


SARA:


JOY: Ti va di giocare ?


SARA: No


JOY: Hai perso


SARA:


JOY: Non è importante, sai ? Voglio dire, lo so che ci tenevi, ma non devi dimostrare niente a nessuno.


SARA: …


JOY: Anche il professor Wharton lo diceva sempre.


SARA: Chi ?


JOY: Euclide Wharton, quello che ha incendiato il laboratorio di fisica mentre cercava di dimostrare la consistenza dei legami atomici immergendo una fetta di scamone nella salsa bernese.


Deve aver rovesciato una pentola, immagino.


SARA: Che fine ha fatto ?


JOY: E’ scappato il mese dopo con una studentessa del primo anno


SARA: …


JOY: Un giorno lo incontro al cinema e lui sta scrivendo qualcosa sul depliant del cineforum. Durante la proiezione. Allora mi avvicino e gli chiedo gentilmente cosa sta scrivendo. Niente di importante mi risponde, poi si alza e se ne va, lasciando il foglietto sulla sedia. L’ho conservato.





 


TEOREMA DEI CORONAMENTI IN 5 ENUNCIATI di Euclide Wharton



1 L’importante è non lasciare cose non finite


E’ una cosa che ti insegnano fin da piccolo . Solo che quando sei piccolo nessuno ti spiega che i grandi ti possono fregare. Di norma, quando hai cinque anni gli credi a uno più grande di te.


Così passi il resto della tua vita a pensare che sia essenziale finire quello che hai cominciato, solo perché non hai altra scelta. Eppure solo il fatto di volere finire sarebbe già un motivo sufficiente per lasciar perdere: le cose finiscono che tu lo voglia o no. Ma ti resta in fondo al cuore la sensazione che sia bene portare a compimento quello scopo che ti sei dato, come se si trattasse di trovare il giusto posto alle cose. (Ovviamente nessuna cosa ha un giusto posto, ma questo per te non ha alcuna rilevanza) Quindi



2 L’uomo tende al coronamento


E’ come una molla. Hai meditato un progetto con uno scopo ben preciso per mesi, per anni, il tuo essere si è concentrato tutto in quell’inizio in cui hai deciso che dovevi fare quella determinata cosa e in quel preciso istante scatta un meccanismo che ti proietta sicuro verso il traguardo. E quando l’hai raggiunto non ti resta che cercartene un altro, e così all’infinito.


E’ un meccanismo inconsapevole, che non ha nulla a che fare con la ragione. E’ piuttosto un abitudine, una copertura, dovuta essenzialmente all’enunciato numero tre.



3 Il coronamento è indice di successo


Tutte le persone di successo lo sono per aver portato a termine una grande impresa o, la stragrande maggioranza delle volte, un’impresa qualsiasi e basta.


E tutte queste persone poi vanno fiere del successo, quasi che il consenso collettivo fosse realmente significativo. Certo essere additati come esempi dalla folla sembra sia una boccata d’ossigeno per l’autostima, ma molto spesso è vero l’opposto: mica sempre la folla ha buon gusto. Quasi mai, per la precisione.


E oltretutto il fatto del successo trovo sia comunque irrilevante. Ne deriva che



4 Il coronamento è un simbolo


In questo modo il coronamento dà un senso alla vita dell’uomo. E’ come se la vita venisse inserita in una precisa cornice, in cui si incastra esattamente.


E’ il problema del senso che da sempre assilla l’uomo. E in fondo è comprensibile che uno preferisca rinnegare la condizione propria di essere umano piuttosto che scontrarsi giornalmente con la mancanza di senso. Ne consegue l’enunciato numero cinque.


1 commento:

anonimo ha detto...

Perché nessuno ti ha chiesto l'enunciato numero 5? Secondo me l'enunciato numero 5 recita che l'uomo senza vita non ha alcun senso... ;-P