lunedì 27 dicembre 2004

oggi ho conosciuto una coppia di passeri (william thomson (senza la p) e calanda brau) che vivono al supermercato: si sono stabiliti lì da poco e vivono in un anfratto del sistema di riscaldamento installato sul soffitto fra il reparto acqua e quello dei detersivi.

william thomson (senza la p) mi ha aiutato a scegliere il pane, visto che le baguette erano finite.

lui dice che vivere lì in fondo non è male, almeno fino a quando qualcuno non prova a infilarti nel carrello, o i commessi del reparto ortofrutta provano a sfrattarti arrampicandosi su una scala kelvin.


dopo la spesa sono tornato nel centro di rieducazione mentale, dove insegnano agli emisferi ad essere carini, a dire grazie e per favore, a non arrabbiarsi quando i neuroni fanno un po’ troppo casino.

il mio maestro di estasi mistica sostiene che io prenda un po’ troppo sul serio questo mondo.

a guardarla da un punto di vista subatomico non ha tutti i torti, ma mi scoccia dare ragione a un larice innevato.

del resto, lui non ne parla volentieri, ma pare che tutti i maestri europei che riescano a stare immobili per lungo tempo abbiano dovuto lavorare per la stasi, ai tempi della cortina di ferro.


domani c’è in programma la settimana di auto smaterializzazione corporea: durante il seminario iniziale si spiega alle molecole che non devono sentirsi legate per forza, perchè il processo di aggregazione dovrebbe essere volontario, e mai forzato.

poi si consiglia a tutti quanti di fare un periodo per conto proprio, per riflettere sulla propria volontà e scegliere in piena autonomia.

alla fine della settimana ci si ritrova e si decide per il meglio.

domenica 26 dicembre 2004

alla fine, nevica.

insomma, una nevicata coi fiocchi.

resisto alle lusinghe del mercato sino americano che ammiccano dal televisore di fianco al camino e mi addormento sul tappeto.

quando mi sveglio un antenato del grande timoniere (era achab, credo) ha sconfitto gli unni (che però erano cinque) e io ho sconfitto il patè.

non ho neppure sbavato sul tappeto, lo metto nei miei successi personali, come quella volta che sono riuscito ad aprire una medicina con la chiusura a prova di bambino.

mentre cerco di tornare a casa litigo con dei pinguini per il possesso di un’area di parcheggio, finchè non decidiamo di risolvere a palle di neve.

poi il mio telefono si rifiuta di abbandonare diax swiss, neanche a corromperlo con una fornitura illimitata di corrente per i prossimi due secoli.

sul lago non c’è neve, però piove acqua gelata. fa un rumore come di pioggia, ma più metallico, specie sui tetti delle macchine e sulle tapparelle nuove.

io dovrei scaricare delle nuove plugin per il mio cervello ma non riesco a connettermi a www.manutenzioneneurale.com, allora cerco di ipnotizzarmi facendomi dondolare davanti agli occhi un portachiavi a forma di rana.

funziona.

giovedì 23 dicembre 2004

meno sei.

non è un conto alla rovescia, è la temperatura di qui alle cinque del mattino. provate a chiedermi come lo so.

dopo tre ore sono fermo nel traffico di milano (ma non ho di fianco lucia, tengo a precisarlo) quando un cugino di babbo natale alla guida di una mercedes targata hannover mi taglia la strada. lo insulto in tedesco: ci resta di stucco, è un barbacrucco.

assumo propoli, paracetamolo e torazina spray nasale per la consapevolezza interna, ma nessuno sembra intenzionato ad assumere me. almeno a lungo termine.

alcuni alieni di passaggio cercano di colonizzare il mio cervello con dei segnali a banda larga, con i piatti (sporchi), gli ottoni (l’intera dinastia) e tutto il resto, più il tamburo quando arrivo ad affori. l’unico modo per tenerli a bada è parlare da solo, serve a schermare il cervello da qualsiasi interferenza.

di norma non parlo mai da solo, - tranne quando la lavatrice è incazzata con me e si rifiuta di rispondermi - poi va a finire che litigo perché non sono mai d’accordo con me stesso.

questo e altro ancora, pensavo, mentre programmavo il gps della bmw x5 (bmwbmwbmwbmwbmw, deve essere onomatopeico) sulle coordinate per ricondurmi alla ragione. o forse era magione, adesso non ricordo.

quello che ricordo è che a un certo punto io e il sosia di topo gigio disquisivamo di fisica, e precisamente dell’assunto per cui un corpo lasciato in stato di quiete nel vuoto tende a cadere e sfracellarsi a terra, tranne quando non è grave, tesi asserita dagli scienziati newton e compton in un libello sconosciuto ai più ma studiato da tutti gli altri segni matematici.

adesso me ne sto qui, in versione gaunilone, a confutare il proslogion in un inverno freddo e ostile pronto ad alesarti le orecchie quando meno te l’aspetti.

verso sera mi ritiro nei miei alloggi a comporre lied in ugrofinnico e a cercare il tasto reset del cervello.


disclaimer: horkheimer non è un’imprecazione


lunedì 20 dicembre 2004

in questo mondo tutto è passeggero, come sostengono i vertici delle fs

giovedì 16 dicembre 2004

poi la sera incontro un emissario del capitano vega, che deve compiere una missione da queste parti, manco fosse robert de niro. si chiama capitano vega non perché sia fratello di suzanne vega ma perché viene da vega, che è un sistema stellare da qualche parte nell’universo, che potrei anche darvi le coordinate esatte ma sarebbe un'informazione a sestante.

invece pare che il capitano nemo non venga da nemo, che quello è un profeta in patria.

insomma, quelli di vega ci devono controllare, capire a che livello evolutivo siamo – ma vi pare che una specie che inventa i caloriferi e il cappotto invece di emigrare verso paesi caldi sia giunta ad un livello evolutivo apprezzabile? – tutto il tempo a vedere noi che si fa, mai che si prendano una vacanza, su vega. (per esempio, ad alnilak hanno tre settimane di vacanze l’anno. poi pare che un anno duri 26 giorni, insomma, la sanno lunga, su alnilak).

ogni tanto fanno delle riunioni operative, una riunione di capitani coraggiosi, il capitano kirk per i terrestri, il capitano vega per gli alieni, il capitano tuttammè per gli alienati con manie di persecuzione.

io di queste cose non mi interesso granchè, io ascolto i marta sui tubi, gli ilaria è pesante, i vakki plakkula e guardo il lago mentre il paese si sveglia, e poi, a volte, penso.

sabato 11 dicembre 2004

sulla porta di casa mi aspetta raimondo lullo, ansioso di disquisire su ars combinatoria e basi di dati.


lo blocco con una presa elson, prima che possa far danni e lo lascio annodato fuori dalla porta.


mi sdraio sul divano a vedere un entusiasmante telegiornale in romancio sulla tsi2, mentre penso a come deve suonare la parola  database in romancio.


sono due giorni che access mi tormenta: il fatto è che - in questo periodo me lo dicono spesso - non sono un maestro nelle relazioni, devo farmene una ragione. quindi perdo tempo, come al solito (mai che guadagni qualcosa, io. dovrei rivedere le mie condizioni contrattuali).


solo che nella mia vita ho perso molte cose, oltre al tempo, ma ultimamente sono piuttosto impegnato, come tende a farmi notare il monte di pietà.


quindi mi scrollo di dosso il divano e tento di far ragionare un dentifricio dispeptico (con scarsi risultati, devo ammetterlo) mentre ascolto la sinfonia numero 3 (la tangenziale) di antoine cartier, nella partitura per clavicembalo, orso bruno e radiosveglia


tutto quello che mi serve è trovare venti minuti, mettere il cervello in stand by e dedicarmi in tutta tranquillità al mio ikebana per neuroni.


invece scopro che camera mia è stata nuovamente conquistata da eserciti nemici. mai farsi trovare indifesi, sosteneva sun tzu (un applicativo apple, credo). mai lasciare la finestra aperta, soprattutto se fuori ci sono due gradi centigradi, sostengo io (ma io non sono un applicativo apple. almeno credo)


un germano reale in carne, ossa e piedi palmati zampetta sul davanzale inondato dal sole.


del resto non posso pretendere di essere il solo animale eliotropio da queste parti.


 


-non dovresti essere in letargo? del resto dovrei esserlo anch’io, mi sa


-passavo di qui


-…


-di nuovo senza lavoro, eh?


-veramente un lavoro ce l’ho. dura tre giorni.


-e dopo che farai?


-ti sei iscritto alla fiera dell’ovvio? o a quella delle domande idiote?


-…


-…


-ti serve una manovra di heimlich al cervello


-se ti prendo ti faccio arrosto


-…


-…


 


esco di casa e lascio acceso il computer a perenne monitor


 


meta disclaimer: questo post sarebbe dovuto andare in onda in forma ridotta, ma il correttore di bozze si è lasciato prendere la mano. pare che con una mano sola sia difficile correggere le bozze, quindi temo dobbiate leggerlo così com’è. nel caso trovaste una mano in giro per blog, siete pregati di portarla al legittimo proprietario

venerdì 10 dicembre 2004

di notte i pensieri si condensano, come il respiro nelle giornate fredde.


siamo anime senza fissa dimora, gli homeless del pensiero.


sto bene, anche se non sembra. succede sempre così quando torno da queste parti.


sono di nuovo qui. prima ero paperino.


ma non sarò qui per molto, da qualche tempo vivo frammentato, periodi brevi e intensi come quelli di questo post.


qui ho ritrovato un cielo limpido, un lago freddo, una tapparella nuova, una scarpa bucata e poco altro.


mi avventuro per le strade seguendo il poco traffico svogliato, augurando anemie falciformi e altre sventure alle auto targate ginevra. artù dovrebbe essermene riconoscente.


aspetto un tacito evento. qualcosa che ha tutta l’aria di non voler accadere, mentre io non posso far altro che attendere.


chiamo in causa alcune divinità per esprimere il mio dissenso, ma scopro che hanno un call center e tutto quello che riesco ad ottenere è una voce registrata.


ci scusiamo per l’attesa. i nostri consulenti sono momentaneamente occupati. siete pregati di rimanere in linea per non perdere la priorità acquisita.


tanto non avevo intenzione di mettere su peso.

venerdì 3 dicembre 2004

dovrei essere in pausa pranzo.

dovrei essere in molti posti, a ben vedere. almeno così sosteneva il mio maestro di ubiquità.

temo che da un punto di vista olistico abbia ragione lui, ma stando in un posto solo ci sono meno probabilità di farsi trovare dai creditori.

esco e mi uniformo al grigio della città. credo di aver esagerato con la meditazione, ultimamente: un pakistano mi intercetta alla fermata di loreto, si dice sorpreso dalla mia aura e vuole vendermi a tutti costi una collezione di incensi e un manuale di eristica. spiego gentilmente che non ho mai avuto una carta aura e non mi interesso di eristica: a volte so mentire anch’io. ma solo a volte, è questo il problema.

la sera a milano ho la riunione di qabbalah e misticismo, stiamo tutti in una sala di viale monza a commentare il qoeleth e altre cose con la q.

buffa la vita di milano, a pensarci. basta evitare di farlo.

così ho in programma un viaggio alla ricerca di me stesso. generalmente mi mando delle mail, ma questa volta ho deciso di viaggiare.

malcom sostiene che non sia utile evadere da se stessi. non credo sia strettamente necessario dare ascolto al proprio zaino, però anch’io sono convinto che in realtà non ci sia poi tanto da scoprire. come dicono i razionalisti, tutto il mondo è palese.

e comunque, prima o poi torno.

giovedì 2 dicembre 2004

non ho tempo. non ho tempo.

visto che eminenti scienziati hanno stabilito che il tempo (e lo spazio) è relativo all’osservatore, il fatto di non avere tempo potrebbe significare che io sia morto. vabbè.

in più non funziona la posta elettronica. quindi faccio uso privato di mezzo pubblico (rubo un tram)


mail per d.

una promessa è una promessa, una rosa è una rosa. un tulipano no.

sarebbe carino restare sui treni della linea due fino a fine servizio. tipo da gessate (imperativo) a famagosta (cipro, credo)

però capisco il disagio, mi ci ritrovo, mio malgrado, quindi ti aspetterò là fuori, insieme alla verità e ad altre cose che non sono in grado di vedere, e tu uscirai dal buio e mi riconoscerai, perchè saremo sulla stessa lunghezza d'onda e soprattutto perchè ti ho detto come sarò vestito. (immagino mi riconosceresti lo stesso, se fossi nudo)

io ricevo ancora minacce di morte, ma solo da me stesso.

ci vediamo fra poco


e.

martedì 30 novembre 2004

il fatto che tu abbia una cravatta non significa che tu non stia dicendo cazzate

no, così, per dire.

me ne sto qui ad osservare le montagne (e cazzo, sono a milano) chiedendomi perché non avranno intenzione di andare da maometto, e soprattutto se maometto fosse un amante della montagna come gente che conosco.

che ci volete fare, amo farmi domande utili.

poi già che ci sono do libero sfogo alla mia idiosincrasia a tutto ciò che è a due ruote, mentre sgranocchio pezzi di scheda sonora (quella che usano per le votazioni nella california sud orientale)

i miei neuroni hanno deciso di adeguarsi al clima sindacale ed hanno esposto il cartello “on strike” appendendolo ad un orecchio. ho dei neuroni anglofili, evidentemente.

il governo ha già stabilito che contro gli scioperi a singhiozzo sono già pronti cucchiaini pieni di limone e zucchero, e i lavoratori (visto che gli spaventi pare non funzionino) dovranno prepararsi a trattenere il fiato.


ultim’ora

un uomo è stato arrestato dopo che per errore ha fatto esplodere il recipiente dove stava cuocendo la salsa di pomodoro, uccidendo un vicino. è indagato per omicidio polposo.

(niente, è che per contratto devo usare la parola polposo in un blog ogni settimana)

sabato 27 novembre 2004

millantare sempre e comunque, ecco un buon programma per il prossimo millennio.

mi aggiro per le vie di milano maledicendo la teoria dei sei gradi di separazione di milgram, ossia: quando la temperatura esterna non supera i 6 gradi per tutta la durata della giornata, tutte le estremità corporee non coperte da un qualsivoglia involucro di lana tendono a separarsi dal resto del corpo.

a volte, l’umore è un banale problema di latitudine.

del resto, dalle mie parti fa ancora più freddo, me ne accorgo non appena dal treno si comincia a vedere il lago e tutto assume contorni intimamente famigliari.

quando arrivo a casa ricordo improvvisamente che la tapparella della mia camera ha deciso di concedersi una lunga vacanza premio verso lidi ignoti divorziando dalla finestra senza alcun motivo apparente, in una riedizione economica (ma altrettanto romantica) di via col vento.

il fatto che alle 8 del mattino entri luce in quantità industriale (e alcuni tecnici dell’enel sono al lavoro per verificare se è possibile sfruttare commercialmente questa singolare circostanza) potrebbe contribuire a rendermi assai nervoso, non fosse che sempre più spesso non dormo a casa, e preferisco colonizzare case che non mi appartengono.

in effetti, una casa che non mi appartiene, in cui mancano comunque le tapparelle ma entra meno luce, ed è assai più ospitale del posto in cui vivo, almeno fino al giorno in cui il proprietario (che amo) non decida che ne ha abbastanza di un colonizzatore.


disclaimer: gli ultimi due ultimi periodi di questo post concorrono al premio “zloty” per lo scritto più involuto del millennio. mi scuso per le aritmie che potrebbe provocare ai lettori, ma ambisco molto al premio “zloty” che consiste in una fornitura di dodici soprammobili polacchi del valore totale di ventitré euro e 40 centesimi

lunedì 22 novembre 2004

sono afflitto d una persistente quanto fastidiosa mancanza di soldi.

alcuni amici mi hanno spiegato che se uno vuole diventare ricco, il primo passo è investire in titoli.

però quelli giusti, che altrimenti si rischia di fare danni.

adesso io ne ho pronti un po’, però non so se vanno bene.


- l’amore ai tempi del gilera, gabriel garcia marquez

racconta la storia di un uomo che spera di riuscire a conquistare la più bella motocicletta del caribe

- l’improponibile liberty e gli spiritelli primordiali, di terry pratchett

la storia di una bambina alla scoperta della stregoneria. più che un libro, un esercizio di stile.

- trentuno panzoni, nick hornby

trentuno hooligans tifosi del chelsea si ritrovano una sera in un’osteria inglese a bere birra e cantare canzonacce. le loro vite vengono passate in rassegna in un susseguirsi di storie acide, alcoliche e degradanti.

- messico famigliare, natalia ginzburg

un’infanzia passata a vagabondare per le città messicane. il padre, militare della guardia presidenziale, viene trasferito da tijuana a puebla, da cuernavaca a città del messico. la famiglia lo segue in un pellegrinaggio che costringe tutti a scoprire la poesia del continente sudamericano.

- due cavalli, erri de luca

un uomo dal passato politico che ora fa il giardiniere compra una vecchia citroen per trasportare gli attrezzi da giardino. tutti i giorni riflette sul suo passato mentre prende la macchina per andare al lavoro.

- niente di nuovo sul fronte occipitale, erich maria remarque

un percorso a ritroso sulla strada di come nasce il pregiudizio. l’autore fa riferimento alla nascita delle teorie di lombroso per affrontare il pregiudizio come male sociale che si trascina dall’antichità ad oggi.

- tre uomini in banca, j.k. jerome

tre bancari addetti allo sportello che conducono una vita scialba decidono di cominciare un avventuroso e rischioso viaggio nel mondo degli agenti di borsa

- città invivibili, italo calvino

una retrospettiva sui mali che affliggono le città contemporanee, dal traffico allo smog, una denuncia della mancanza di sensibilità del cittadino moderno.

- relitto e castigo, fedor dostoevskij

un armatore decide di affondare due vecchie petroliere per incassare i soldi dell’assicurazione, ma un solerte ispettore di polizia si mette sulle sue tracce

- bar spot, stefano benni

una serie di racconti ambientati in un bar cittadino dove le consumazioni costano la metà ma una volta entrati sì è costretti a sentire pubblicità per tutta la sera

- bello di famiglia, david leavitt

una sorta di educazione sentimentale, la storia di due fratelli, uno brutto e insignificante che però è in pace con il mondo, l’altro bello e di successo, che però non è in grado di accettare la sua omosessualità

- la filosofia per effe, aldous huxley

un glossario filosofico che diventa un viaggio per scoprire le religioni orientali e il pensiero mistico nascosto nel razionalismo occidentale

- viaggio al terminal della notte, louis ferdinand céline

la storia di un poliziotto di guardia all’aeroporto nel turno di notte, un campo di lavoro maledetto. affresco di un’epoca di terrorismo e trasporti, grido anarchico di rivolta in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio

- il gambiano johnatan livingstone, richard bach

un giovane africano che abbandona la massa dei suoi concittadini, rifiuta la schiavitù interiore della società moderna e si ritira sul fiume gambia, per imparare a vivere in pace ed eseguire il nuoto come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia

venerdì 19 novembre 2004

dopo alcune attente riflessioni e una riunione sindacale contrastata, i miei neuroni hanno appeso il cartello out of order fuori dalla scatola cranica

mercoledì 17 novembre 2004

verso le 21 esco dalla riunione del comitato nazionale di liberazione del clima.

lottiamo per una equa distribuzione delle temperature sul pianeta: il primo obiettivo è l’inserimento di diritto dell’italia in una fascia climatica subtropicale.

appena entro in macchina però devo già fronteggiare la prima rivolta dei comitati di base più oltranzisti: toledo 1991™ ha deciso lo sciopero ad oltranza e non vuole saperne di partire.

prego gentilmente coother, protettore dei mezzi meccanici, di intervenire in mio favore, ma deve essere in libera uscita. tutto quello che ottengo è uno stormire di pistoni che, inspiegabilmente, riproducono i will survive. sic transit gloria gaynor.

dopo estenuanti negoziati io e toledo 1991™ raggiungiamo un compromesso e riseco a farla partire in cambio di un check up generale, il ricongiungimento dello specchietto e 20 litri di senza piombo 98 ottani. la posizione dello stereo viene stralciata dai negoziati, quindi niente musica per un po’.

con un po’ di fortuna riesco ad arrivare a casa con la consapevolezza di aver sbagliato latitudine, urlando epiphany in verdana 48.

sulla porta mi aspetta minaccioso un coyote messicano. niente di grave, è solo il mio maestro di razionalizzazione e io sono in ritardo per la lezione sulla matematica che governa l’universo. tema del giorno: frattali e frattaglie non fanno riemann.

alla fine mi divanizzo a leggere zadie smith con in sottofondo harvest moon nella versione di cassandra wilson


nota dell’editore: il correttore di word cambia automaticamente “verdana” in “verdina”. questo la dice lunga sulla progettazione dei programmi microsoft.

bisogna ammettere, però, che cambia automaticamente anche “mi divanizzo” in “mi divinizzo”, che in effetti forse sono sinonimi

venerdì 12 novembre 2004

verranno a chiedermi del nostro amore, ma sarò in doccia


d’inverno il giorno si consuma in fretta, come una ricarica del cellulare. chiunque abbia intenzione di farmi notare che non è inverno è pregato di farne a meno. fate come le modelle, fatevi i calendari vostri, ok?

ho deciso di disattivare alcune connessioni nervose (ci vuole calma, di questi tempi) e passo il tempo a snocciolare koboloi al ritmo di frasi solo apparentemente tautologiche, tipo: una promessa è una promessa, gli affari sono affari, i topi sono i topi, mentre guardo vecchie pubblicità proiettate in loop sul pavimento.

il fatto che sia sdraiato sul soffitto rende il tutto piuttosto surreale, però vi assicuro che si vede il mondo da un angolazione diversa. questioni di prospettiva, come diceva giotto (ossia il summit dei paesi più industrializzati)

fa così freddo che ho ordinato una fascia copri neuroni del dottor gibaud, ma il dhl deve essersi perso nella nebbia (ecco, questo mi chiedevo, il signor dhl cosa avrà di codice fiscale?)

verso le sei mi invitano a una partita di calcetto contro una selezione di pinguini.

ovviamente rifiuto: a vederli, i pinguini sembrano goffi ma sono imbattibili nel tackle scivolato, e sui campi ghiacciati sono più veloci di rui bourroghs, lo scrittore portoghese che giocava nella juve.

mi dicono che dovrei svegliarmi, essere attivo, e io mi immagino una cosa tipo quella decerebrata dell’olandesina che va distribuendo detersivo sbiancante, invece che vis polemica e vim liquido.

spiego cortesemente che la mia religione mi impedisce di giocare a calcetto con i pinguini, specialmente con temperature che sembrano la minima di novosibirsk a gennaio.

non pagot, decido di rimanere sul soffitto.

mira, mira l’olandesina. poi però spara.

mercoledì 10 novembre 2004

stavo veleggiando verso casa pensando che tutto andasse per il meglio, fino a quando non ho incontrato due inuit che chiedevano indicazioni per anchorage. volevano tornare in un paese caldo. chi può dargli torto?

in cambio mi hanno insegnato a prevedere il futuro scrutando nelle formazioni dei cristalli di ghiaccio sul parabrezza delle ford fiesta. non ho avuto il coraggio di dirgli che ormai ho smesso con la divinazione, che certe cose è meglio non saperle.

del resto, non so chi ha scritto la sceneggiatura della mia vita, ma certamente doveva essere ubriaco. chi può dargli torto?


tornato a casa cerco di riorientare gli assoni caricando il protocollo gestione eventi incasinati con un cavo di rete infilato direttamente nella ghiandola pineale.

non funziona, come al solito.

allora provo la variante von clausewitz, ma mi dà errore di sistema.

l’unica cosa che riesce a girare nei miei neuroni è l’agenda di suor germana, e una vecchia pubblicità del rotowash, ma temo non mi siano di nessun aiuto.

sabato 6 novembre 2004

parlavo del più e del meno (e di altre operazioni più complesse) con martin, il mio maestro di ucronia, un danese che passa il suo tempo ad analizzare controfattuali.

in effetti prima si occupava del sostegno psicologico di suicidi mancati, sottolineando che il problema principale dei suoi assistiti era una preoccupante propensione al fallimento.

certo, alcuni sostenevano che lavorasse da cani, ma cosa si può pretendere da un danese?

saluto martin perché ho lasciato a casa alcune cose in sospeso. in effetti quando entro in stanza trovo ancora alcuni libri che galleggiano in aria. decido di ignorarli, che da tempo ho smesso di pensare alla gravità delle cose.

come diceva von richtoven, non bisogna abbattersi.

alfred tarski mi spia da dietro lo specchio, mentre conta i possibili livelli di linguaggio.

io mi metto a letto e schiaccio il tasto reset del cervello.

prima di addormentarmi mi accorgo che in effetti non ho uno specchio in camera: non credo sia un problema, tanto ce n’è uno in bagno.

poi dormo, anche se non sogno. ho smesso di sognare molto tempo fa.

giovedì 4 novembre 2004

scienza news


nuove entusiasmanti scoperte scientifiche arrivano da toledo 1991™


tutti gli psicrometri usati per misurare il tasso l’umidità all’interno dell’abitacolo hanno dato come responso la cifra di 102%, prima di chiedere asilo politico al botswana che, in una nota ufficiale emessa dal ministro degli esteri, ha dichiarato di non voler più accettare altre richieste a causa dell’alta densità di psicrometri depressi presenti nel proprio territorio.


nel frattempo, dentro toledo 1991™ crescono funghi, muschi e licheni, avvisi di mancato recapito e crostate di mirtilli.


per studiare il fenomeno il cnr ha già nominato una commissione di esperti in climatologia; per le lucine che infestano il cruscotto, invece, il vaticano ha generosamente deciso di inviare padre amorth


 


strenne


prossimamente bompiani pubblicherà “polvere di stele”, il libro di lucinda ewen che racconta la storia, in parte autobiografica, di un’archeologa che dopo un’effimera fama dovuta ad una scoperta sensazionale nel mondo dell’epigrafia egizia, non trova nessuno disposto a pagarle uno stipendio ed è costretta a prostituirsi per sopravvivere

mercoledì 3 novembre 2004

decalogo


 


primo levi


secondo tranquilli


terzo escluso


quarto dei mille (250)


quinto alpini


sesto empirico


settimo milanese


ottavo non dire falsa testimonianza


nono l’età per amarti


decimo mannu

martedì 2 novembre 2004

ho visto le migliori mente della mia generazione consumate in squallidi bar di provincia, o languire abbandonate in locali polverosi, dimenticati da dio e dagli uomini


 


 © fernet advertising project. thanks  to lina, via alessi, milano

giovedì 28 ottobre 2004

d’accordo, avrei dovuto fare la spesa ma ho passato la mattinata a disquisire di uniatismo con un melchita che saltellava come un ballerino cosacco. dopo due ore di conversazione l’ho dovuto terminare con uno stinger, fra gli applausi del pubblico entusiasta.

il pomeriggio mi è toccato portare toledo 1991™ dal meccanico perché il cruscotto si stava trasformando in un albero di natale fuori stagione.

il meccanico ha guardato me, ha guardato toledo 1991™, ha guardato il cruscotto.

ha guardato di nuovo me, assicurandosi che non ci fossero piccoli folletti ad orbitare intorno ai miei capelli.

ha asperso toledo 1991™ con dell’acqua, prima di dichiarare che era tutto a posto, e le lucine, alcune intermittenti, alcune fisse, sono opera di spiriti maligni. quindi per rimediare mi ha fatto la fattura.

le lucine ci sono ancora. però il meccanico dice che posso stare tranquillo e usare la macchina senza problemi, anche se, tutto sommato, potrebbe esplodere.

mentre navigo verso casa mi fermo ad osservare le traiettorie di alcuni cavedani palesemente intossicati che si muovono nell’acqua disegnando la scritta enki è stato qui e vi saluta.

ci sono cose strane nell’universo, ad esempio alcuni scienziati sono convinti di aver trovato le prove decisive in favore della teoria del caos semplicemente passando qualche giorno nella mia stanza.

torno a casa e mi infilo il mio costume da betamax per poter uscire di nuovo a comprare un trancio di pizza e passare inosservato tra la folla cantando auferstanden auf ruinen.

appena sono fuori sotto la pioggia mi sovviene che ho di nuovo dimenticato di passarmi il viakal sui neuroni, ma chissenefrega.


disclaimer

il fatto che in questo post siano usati tempi verbali a caso è frutto di una precisa strategia comunicativa di cui adesso non ricordo esattamente gli estremi.

nessun costume da betamax è stato maltrattato per la stesura di questo post. un cavedano si è spaventato, ma gli è stato fornito subito un adeguato sostegno psicologico da parte di un equipe medica svizzera specializzata in debriefing.

questo post contiene alcuni termini alquanto desueti. la direzione si scusa ma è un baco della versione freeware

mercoledì 27 ottobre 2004

non è litigare con me stesso che mi dà noia.

quello che mi fa incazzare è quando litigo con me stesso, e perdo

martedì 26 ottobre 2004

i computer esplodono. una cosa che ha a che fare con l’autocombustione, immagino. non è un bel vedere, ve lo concedo.


il fatto è che il computer ha un’anima, è un essere senziente dotato di libero arbitrio e di emozioni proprie, ed è capace di odiare e praticare orribili vendette (amare no, perchè è pur sempre stato progettato da ingegneri)


quando il computer esplode, al riavvio presenta una schermata blu che vi dice che sarebbe meglio che riavviaste nuovamente il computer. se la schermata blu dovesse ripresentarsi, il computer avverte che, beh, ci sono alcune soluzioni praticabili, anche se dall’esito incerto, che il padrone del pc dovrebbe intraprendere:



  • ricorrere a gesti scaramantici, come ruotare intorno alla sedia o mettersi le mutande al contrario (quello che in cina chiamano “la rivolta dei boxer”)

  • recitare mantra di conforto tipo “apriti sesamo” o “per le saracche delle molucche” oppure “bidibibodibibu” giovandosi dell’ausilio di una bacchetta magica

  • riavviare il computer un numero n di volte sufficiente a sparare che la schermata blu, così come è apparsa, scompaia (detto anche metodo elettroshock o anche “regola dell’informatico”)

  • rivolgersi direttamente al dio del ripristino di sistema, bruciare incensi e compiere sacrifici in suo onore (pare sia particolarmente gradito immolare un agnello sulla scheda di rete e dipingere gli spigoli del case con il suo sangue)

  • chiedere al rivenditore se è possibile rottamare una scheda madre ed avere in cambio una scheda figlia

  • tirar giù madonne come neanche un pittore rinascimentale sperando a) di impressionare il software o b) rimanere fulminato a causa dell’intervento divino e mettere fine alle proprie sofferenze

  • iscrivere il pc ad un corso di autostima

  • ricorrere alla formattazione a bassissimo livello che consiste nell’operare direttamente sull’hardware con un grosso bastone nodoso

mercoledì 20 ottobre 2004

il mio maestro di disinfestazione neuronale sostiene che non sia del tutto sbagliato annegare le sconfitte nelle ricola alle erbe. ovviamente si sbaglia.

mi sveglio intorno a mezzogiorno mentre un’odore di verdura si diffonde sulla tolda. chiedo lumi al nostromo, che però è alquanto oscurantista: mi tocca fare colazione con un passato di verdura, qualcosa di molto simile al minestrone della valle degli orchi.

poi deve succedere qualcosa, perché ho un vuoto mentale di qualche ora. in realtà è una tecnica consolidata per sviare creditori e centralinisti telecom, uno stato neurovegetativo indotto da profonda meditazione e sangiovese. lo insegnano al corso di esperienze extrasensoriali, ma lì, secondo me, si tende ad esagerare con il sangiovese.

riprendo conoscenza mentre l’autista di un suv targato argovia cerca di battere il record mondiale di lentezza su strada. prima lo sollecito con un debole colpo di abbaglianti, poi recito la parte anarchica delle upanishad, detta anche “veda lei”.

al parcheggio del supermercato un elettricista di rabat cerca di vendermi delle calze blu, un accendino e un’edizione critica delle enneadi di plotino (n a d).

gli chiedo se gli andrebbe di subappaltarmi il lavoro; inspiegabilmente rifiuta, sopetto che l’abbia fatto perché misconosce il significato della parola subappaltare.

come successo personale quotidiano posso vantare una nomination per il premio “homeless” per l’uso più gratuito della parola “obiettivo” in un colloquio di lavoro e una fornitura gratuita di staziografi per neuroni.

avrei anche altre cose in serbo, ma le lingue slave non sono più tanto di moda


martedì 19 ottobre 2004

sulle montagne è arrivata la neve. almeno è quello che sembra, a meno che gli svizzeri non abbiano improvvisamente deciso di liberarsi delle scorte di schiuma da barba.

con il freddo il mio rapporto con la tecnologia tende a farsi teso.


-il cellulare mi recapita un messaggio con scritto “ben arrivato in liechtenstein da wind”, per poi passare a spiegarmi come telefonare con tango (?) e mobilkom. se cerco di ricollegarlo in manuale prende solo diax swiss.


-l’autoradio ha deciso per l’ostruzionismo: secondo la nuova risoluzione onu contro lo sfruttamento dei supporti sonori, può stare acceso solo per brevi periodi consecutivi, poi, alla minima vibrazione, si auto spegne. io ascolto frank black 25 secondi alla volta.


-windows decide che word, una volta aperto, non può stare per più di 30 secondi senza far apparire l’alert box che recita “microsoft word non può utilizzare l’elenco delle correzioni automatiche. funzionalità non installata correttamente. eseguire l’installazione ora?”

immagino che si aspetti di prendere il dominio del mio cervello, ma temo dovrà mettersi in coda, che la lotta è aspra.

alla fine gli levo la corrente. il monitor si spegne con scariche elettrostatiche di soddisfazione.

dovrei brevettare qualcosa di simile anche per il cervello.

lunedì 18 ottobre 2004

curiosità e leggende dalla rete (via mail)


1.Non ci si possono baciare i gomiti.

2. Originariamente, Babbo Natale era verde e la Coca-cola lo colorò di rosso per uniformarlo al suo marchio.

3. Una mucca può salire le scale, ma non può scenderle

4. Nel 1987 American Airlines risparmiò 40mila dollari semplicemente togliendo un'oliva a ciascuna delle insalate che servì in prima classe.

5. La percentuale di territorio selvaggio in Africa é pari al 28 per cento, nel Nord America è del 38 per cento.

6. Il "Quack, Quack" delle oche non dà eco e non si sa perché.

7. Moltiplicando 111.111.111 x 111.111.111 si ottiene 12.345.678.987.654.321.

8. Se in una statua equestre il cavallo ha due zampe alzate, significa che il cavaliere morì in combattimento. Se il cavallo ha una delle zampe anteriori alzata, il cavaliere morì per le ferite riportate in battaglia. Se le quattro zampe dell'animale sono appoggiate, il cavaliere morì per cause naturali.

9. Per legge, le strade interstatali degli Stati Uniti hanno almeno un miglio rettilineo ogni 5. Questi rettilinei possono essere utili come piste di atterraggio in casi di emergenza o in guerra.

10. In media, un mancino vive 9 anni in meno rispetto a chi usa la mano destra.

11. Lo scarafaggio può vivere nove giorni anche se privato della testa, dopodiché muore di fame.

12. L'altezza della piramide di Cheope è pari esattamente a un milionesimo della distanza che separa la Terra dal Sole.


curiosità e leggende da eddiemac (via card)


1.non ci si può nemmeno fare pompini, se è per quello. anche leccarsi le orecchie risulta piuttosto difficoltoso

2. originariamente, babbo natale non esiste (lo so, è una notizia terribile, ma era ora che lo sapeste)

3. un uomo può buttarsi da un grattacielo, ma non risalirlo. in compenso una mucca può fare il latte, ma non berlo.

4. nel 1992 american airlines tolse un maccherone da ogni pasta, ma scoprì che purtroppo ancora non risanava il bilancio. nel 1998 scoprì che bastava togliere i pasti, ma era già fallita. il 45% dei dipendenti trovò posto in ditte di ristorazione.

5. secondo un recente studio dell’università di ottawa, la percentuale di idioti di una nazione è proporzionata al suo territorio selvaggio

6. l’oca fa un quack solo.

7. moltiplicando 12345x54321 si ottiene 670592745

8. se in una statua equestre il cavallo non ha la coda, significa che lo scultore era distratto. se il cavallo ride, il cavaliere avrà una brutta sorpresa

9. per legge, le strade provinciali della lombardia hanno almeno dodici buche ogni 5 chilometri. queste buche possono essere usate come rifugi antiatomici in caso di emergenza o di guerra.

10. mi sto toccando. con la destra, per ingannare la statistica.

11. nel frattempo è costretto a sorbirsi la moglie che lo apostrofa con frasi tipo “dove hai lasciato la testa?”, quindi di norma si uccide prima dei nove giorni (uno scarafaggio senza testa ci sente benissimo)

12. la larghezza della piramide di cheope è pari esattamente a un terzo della distanza che separa casa mia dal supermercato più vicino

giovedì 14 ottobre 2004

viale monza. più o meno all’altezza del numero 109.

giusto di fianco al ponte della ferrovia, quello con la pubblicità delle gomme pirelli. io una pubblicità così, su un cavalcavia, l’avrei pensata tipo: “pirelli, la gomma del ponte”. mica per niente non faccio il pubblicitario.

sono quasi le otto di una sera qualunque, un sabato alquanto autunnale, ad essere precisi, ma la temperatura non è ancora pronta per il crollo e resiste stoicamente intorno ai venti gradi

lanciando distrattamente uno sguardo dal finestrino di una macchina di passaggio, evitando accuratamente di distrarvi per non finire in uno dei tanti cantieri aperti sulla strada, potreste vedere una figura immobile incastonata nello stipite di un portone, una specie di gargoyle in jeans e maglietta. tiene in mano il secondo libro di paul beatty, in un’odiosa edizione rilegata mondadori rubata in biblioteca, e legge senza preoccuparsi di quello che succede là fuori.

ogni tanto alza la testa, giusto quando passano, ritmici, gli intercity per milano centrale, giusto per vedere le luci che ondeggiano sulle linee elettriche, e i finestrini illuminati dei treni.

la città si muove a tratti, inquieta.

lui resta immobile a leggere paul beatty, e anche questa è una presa di posizione.



ben webster ha un suono così morbido che quando attacca my funny valentine, il sax ti avvolge come una coperta calda.

fuori fa freddo, e la luce dei lampioni illumina parzialmente la strada, mentre io me ne sto qui, catatonico come il pensatore di rodin (ma meno rigido), a fissare il monitor.

qualsiasi beneficio cerchiate, fissare il monitor non aiuta granchè, ve lo dico per esperienza.


martedì 12 ottobre 2004

l’illuminazione mi arriva mentre sono impegnato nel tentativo di parlare 3 lingue contemporaneamente, riuscendo nella straordinaria impresa di parlare malissimo tutte e tre, in una sorta di esperanto sui generis.

avrei bisogno di uno spirito guida. una cosa tipo ayrton senna, immagino.

poi il mio cervello va in overclock e causa instabilità di sistema.

forse dovrei smaterializzarmi per un po’

sabato 9 ottobre 2004

l’universo si srotola ostentando un colore mutuato dalla scala di grigio che gli autoctoni, avvezzi alle sfumature b/n, identificano come “evaristo”.

il grigio evaristo ricopre il lago, le montagne, le case, mentre il paese si prepara per le olimpiadi del grigiore che avrà l’onore di ospitare come nazione organizzatrice.

chiamo il numero verde cercando di mettermi in contatto con demiurghi di passaggio o quantomeno divinità minori in grado di influenzare la situazione climatica e orientarla verso un esito meno nefasto


-segreteria servizio clima, buongiorno

-buongiorno, sono un vostro abbonato, vorrei parlare con nanauatzin, elios, sadafra, odino, tonathiu, inti, mihr, apollo, dazbog, huitzilopochtli, insomma, chi c’è lì?

-solo io.

-ottimo (…)

-è che amon-ra ha organizzato la solita partita di scarabeo del venerdì sera, e nessuno voleva perdersela.

-capisco. senta, io sarei un po’ preoccupato per il tempo, qui. ormai tutti credono che esageri, sono convinti che non sia vero che qui piove sempre, e il mio umore ne risente

-come lei saprà, “sempre” è un concetto alquanto relativo per le divinità

-ha ragione. facciamo così: le chiedo un giorno, una giornata di sole in tutta la settimana. che ne dice?

-vedrò cosa posso fare.


preso dall’entusiasmo controllo su www.rtsi.ch/meteo





il servizio clima è peggio dei call center di telecom


venerdì 8 ottobre 2004

noch lebendig


alla fine siamo arrivati di nuovo verso casa. è facile da capire perché appena ti stai avvicinando, inizia a piovere. del resto, “casa” è il posto dove ti bruci con il ferro da stiro.


rientrare dalla cannstatter volkfest è sempre problematico, perché significa rientrare da un’esperienza spirituale, un raduno mistico in cui si riceve lo spirito.

indicativamente, questi sono i segni che vi avvertono che la pentecoste si sta compiendo ed in voi è disceso lo spirito:


  • siete tutti insieme nello stesso luogo, e all’improvviso viene dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempie tutto il luogo dove vi trovate. il rombo potrebbe approssimativamente assomigliare ad un vago ehi babe, uh, ah.

  • inspiegabilmente appaiono sui vostri pantaloni e sulle vostre magliette i segni della qabbalah, e nessuna lavatrice sarà mai in grado di cancellarli.

  • lingue di fuoco si dividono e si posano su di voi, anche se all’apparenza sono marcate zippo e west.

  • i polli allo spiedo vengono distribuiti alla folla. tutti mangiano e vengono saziati, e vengono portate via dodici ceste di pezzi avanzati, ma gli spiedi sono ancora pieni.

  • da ultimo cominciate a parlare in altre lingue, come lo spirito vi dà il potere di esprimervi: fate amicizia con un vicino tedesco e dopo quindici minuti vi accorgete che state conversando in polacco. nessuno dei due sa il polacco, e siete presi da grande meraviglia

martedì 5 ottobre 2004

quest’anno va di moda l’abito lungo, affrancato in vita dalla cintura urbana, un nuovo capo di abbigliamento lanciato in un briefing di successo dal dio kopi, divinità dei pubblicitari, creatore di tutte le campagne e, grazie alla cintura, anche anche dell’hinterland.

oggi niente passeggiata nei boschi narrativi. che volete, mica sono thoreau. gli insetti dovranno fare a meno di me.

alcuni neuroni superstiti bloccano il traffico con sit-in di protesta, prima che li infili in una capsula criogenica per poterne fruire in tempi migliori. pensavo di essere democratico e invece mi riscopro conservatore.

questa cosa mi indispone, come il fatto di non riuscire a usare anacoluti con naturalezza, trovare un pezzo dei liquid jesus, e molte altre cose ancora.

mi infilo i jeans e vado a scrivere tristi tropi


(2 Nächten im Stüttgart sind für meinem Deutsch gefärlich. sogar für mein Leber, denke ich. sehen wir am Freitag. ich hoffe. z.b., wo habe ich mein Wörterbuch gelassen?)

lunedì 4 ottobre 2004

venerdì 1 ottobre 2004

il mio ritmo circadiano mi ha mandato una cartolina da tallahassee, florida.

visto che il mio cervello non ne vuole sapere, ho collegato all’orecchio un trasformatore proel® ac-dc adaptor. mica c’è solo la bacchetta magica per trasformare le cose, lo dice sempre il mio maestro di vaporizzazione ambientale (una cosa che riguarda le essenze da bruciare, i passaggi di stato, le guardie di confine e i capelli anni ’70)

questa cosa di studiare le filosofie orientali mi è sempre sembrata un’ottima idea. sto seguendo un corso di yoga, lo tiene un rappresentante di succhi di frutta, mi sembra adeguato. in cambio io gli insegno a fare ikebana con i biglietti del metrò e gli scontrini del bancomat.


consigli di lettura:

-il fischio è il mio mestiere, di giuseppe busacca: il diario di un arbitro di seconda categoria, sacrifici, passioni e pericoli sui campi di calcio di provincia (marsilio)

-l’erba del ticino è sempre più verde, a cura di rölf huggel: un’indagine approfondita sulla legalizzazione dei derivati da canapa indiana nella svizzera italiana (mondadori)

per i più piccoli, consiglio l’antologia di racconti il lupo perde il pelo ma poi lo ritrova, di caterina binda (il battello a vapore)

giovedì 30 settembre 2004

quando soffia il föhn la polvere si alza dai marciapiedi e il lago si increspa coprendosi di venature bianche. si respira un’aria diversa, più laboriosa, elettrica, calda, come se improvvisamente il vento spazzando l’orizzonte dischiudesse nuove possibilità, nuove prospettive.

in effetti oggi non si muove una foglia e fa freddo.

io e un lemming di passaggio (ho sempre ammirato i lemming per via di quella storia dei suicidi di massa, ho sempre pensato che dovessero saperla lunga) discutevamo sulla situazione storica


-c’è qualcosa che ti fa felice?

-camminare

-qualcuno che ti paghi per farlo?

-…

-un’ottima prospettiva.

-del resto non c’è nessuno che mi paghi in ogni caso.

-…


avevo bisogno di una pausa di riflessione, così mi sono infilato nel bosco delle fate, che sta qui a due passi, prima di salire a piedi fino alla canonica, pochi chilometri più sopra.

le fate, nella mitologia nordica, sono entità che vi permettono di fare tutto quello che volete. per questo si accompagnano spesso alle anime dei defunti che hanno trascorso una vita onesta, dette pure.

non è che le fate siano servite a granchè, sia chiaro, a parte avermi predetto che gli insetti un giorno domineranno l’universo.


ultim’ora

john atkins, ricercatore alla facoltà di biologia dell’università di cambridge e roccioso difensore di fascia dell’ipswich town, ha deciso di abbandonare il calcio per dedicarsi completamente allo studio delle implicazioni genetiche del concetto di fallo laterale.

martedì 28 settembre 2004

avevo voglia di scrivere tutte le cifre di π, ma su internet non c’è abbastanza spazio


il mio encefalogramma sembra una tablatura fingerpicking.

ordino una fornitura di 15 quintali di melatonina, da sparare direttamente nella ghiandola pineale.

mi alzo dal letto e metto il coturno, che sta per piovere

lunedì 27 settembre 2004

esco all’aria aperta e sono bianco come bela lugosi dopo essere passato al trucco.

probabilmente avrei dovuto dormire più di 4 ore. oppure ho sbagliato candeggio, chi può dirlo.

il naviglio è verde per l’occasione, le pantegane escono con grazia per un déjeuner sur l’herbe che manet se lo sognava, le bancarelle dell’antiquariato hanno un che di antico, gli acquirenti si adeguano al trend. del resto sono le dieci del mattino.

cerco di riallineare gli assoni e faccio il punto della situazione: insieme ad un team di esperti giovani e ubiqui, sabato sera abbiamo sistematizzato la teoria dei tre stadi della conoscenza:

-stadio zero (non conoscenza)

-stadio uno (conoscenza)

-stadio olimpico


venerdì 24 settembre 2004

provo a verbalizzare un paio di concetti ma tutto quello che ottengo è la scritta remotly queued che lampeggia sull’area di wernicke.

lavori in corpo.

deve esserci di nuovo qualche casino con gli algoritmi, così vado su www.easeyourmind.com per scaricare il kit “priority 2.0” italian version, un eseguibile da lanciare direttamente nell’ipofisi.

poi attacco un post-it sulla porta di casa con scritto “inserire il pilota automatico prima di uscire. va tutto bene”.


alcune cose che ho scoperto oggi:

- la propoli non è granchè come neurolettico, ma in mancanza d’altro, ha un tasso alcolico

- tatarkiewicz mi spia dall’armadietto del bagno (è inutile che mi si dica che nell’armadietto non c’è nessuno: una spia mica si fa prendere così facilmente)

- spruzzarsi lo svitol nelle orecchie non velocizza gli ingranaggi cerebrali

mercoledì 22 settembre 2004

non è che non sto facendo niente, ho in mente un sacco di progetti.
tutti inutili, ad ogni modo.

il sole di alta montagna mi ha regalato una nota di colore. (sarebbe carino dire che è un sol, ma non mi abbasso a tanto). adesso nessuno brandisce dell’aglio ogni volta che mi avvicino troppo.
si fanno ancora il segno della croce, però.
passo il tempo in cucina a torchiare della salsa worcester per ottenere alcune informazioni da passare al mossad.
scrivo qualche parola in codice su un post-it, se mi fermasse il nemico sembrerebbe un’innocua lista della spesa; poi esco e mi dirigo verso il mio contatto, al banco del surgelato della standa.
in macchina mi aspattano frank black e tutti i catholics

alcuni progetti per il prossimo periodo:
· convincere efisio (una specie di telefono cellulare grigio) a prendere in considerazione l’ipotesi di collegarsi a wind invece di insistere su diax swiss
· provare a farmi assumere come giornalista (sempre meglio che lavorare, no?)
· capire come diavolo fa red mitchell in stardust ad ottenere quel suono da un contrabbasso
· cercare di diventare un proteus (vabbè, non faranno una vita interessante, però…)

martedì 21 settembre 2004

restare fermo sul letto, seduto sui talloni a fissare la finestra per 19’33’’ viene considerato dal 67% degli intervistati un comportamento catatonico*

inclinandomi di 6 gradi a dx riuscivo a vedere distintamente un piccione immobile su un filo della luce. curiosamente, nessuno dà del catatonico ad un piccione.

ho passato il resto della giornata immerso nella meditazione orientale, anche se immagino non sia del tutto ortodosso praticare l’i-ching lanciando una figurina di del piero e allineando degli stecchini per ghiaccioli. non sono neanche sicuro del fatto che fissare uno schermo sia da considerarsi una meditazione orientale.


* andrebbe comunque considerato che il 32% di questi non avevano la minima idea di cosa volesse dire la parola “catatonico”

venerdì 17 settembre 2004

l’autunno è alle porte. veramente è anche alle finestre, (non so, che vi hanno fatto le finestre, che non le nominate mai in queste occasioni?) insomma, è un po’ dappertutto.

me ne sto lì a leggere web site story, il periodico più trendy della nuova generazione, pensando che è idiota che nessuno abbia ancora pensato di abbinargli come sottotitolo “buy IT” (giusto per avere qualche royalties da s. king)

il mio cervello ha esposto un cartello con scritto welcome to somewhere, mentre sotto lampeggia il messaggio break only in case of danger.

le tre stanze che occupo abusivamente avrebbero bisogno di una disinfestazione, ma la mia religione mi permette di fare lavori di casa solo durante il giorno della festa di amenotophis iv e suo figlio, giannakopulos, che si festeggia il 23 marzo, oppure la prima domenica di settembre negli anni bisestili, se giove è in prima casa (e quindi non paga l’ici) e venere in casa base; anche un venerdì 17, ma solo se il grande rinoceronte non ha ancora sorpassato la gazzella sull’immaginario filo di lana che va da alnilak a betelgeuse.

(va bene, è una religione complicata, ma quale non lo è?)

un sottile strato di inedia si deposita sulle cellule cerebrali, una cosa tipo pellicola domopak.

avverto per un breve istante un elettrone che rallenta fino ad andare in stallo, prima di invertire lo spin. poi scompare per ricomparire a quantico (virginia) lasciando un vuoto pneumatico nelle sinapsi cerebrali.

tutto questo deve avere una morale, anche se non ho ancora capito quale.

giovedì 16 settembre 2004

alcuni neuroni hanno noleggiato un fokker e girano in loop da ore, altri hanno deciso di adottare una strategia da maquis.

un’onda radio continua a dirmi che alla mia età devo mettere la testa a posto. me la levo e l’infilo nell’armadio, insieme alla naftalina.

c’è qualcosa che non funziona, ma non capisco esattamente cosa. però ho scoperto che leccare del salnitro non aiuta.

vado a farmi una doccia.

quando sei depresso, tutto quello che ti ci vuole è dell’acqua che ti scorre addosso. lo diceva sempre il mio maestro di motivazione, prima che si ritirasse a vivere a niagara falls.

martedì 14 settembre 2004

mi alzo con la faccia di uno che ha sbagliato pusher

provo ad azionare il teletrasporto, ma si deve essere inceppato qualcosa dalla sala macchine. vatti a fidare della tecnologia.

nel pub è tassativamente vietato qualsiasi discorso che non tratti di discipline sportive. io sono bravissimo, anche se ogni tanto provo a buttarla in letteratura, che so, monsieur ibrahimovic e i fiori del corano. mi guardano male.

temo mi guarderebbero male in ogni caso.

torno verso casa.

per la strada incontro:

  • due cavalli (sponsorizzati citroën)

  • una volpe (ma niente uva, è ancora presto)

  • 4 mucche (mu)

  • alcuni daini (adoro i daini. è una questione di pelle, immagino)

    tutti (tranne la volpe, che è furba) debitamente recintati.

    vado spesso a trovare i daini. a volte mi porto anche la chitarra.

    secondo una ricerca commissionata dal centro di igiene mentale di milano, quando suono io, il tasso di suicidi della zona aumenta del 42%.

    l’empals mi permette di suonare solo due volte all’anno e solo in locali semideserti, la finlandia mi ha già diffidato dal suonare nei suoi confini nazionali.

    una commissione di esperti cinesi sta valutando di assumermi per contrastare l’aumento demografico.

    ambisco al titolo di chitarrista più deprimente della provincia, ma ai daini, grazie a dio (ammesso che esista un dio a cui interessi il mio rapporto con i daini), non interessa granchè.


    arrivo a casa intorno a mezzanotte e ascolto miles gloriosus davis e john rosco p. coltrane
  • lunedì 13 settembre 2004

    continuano le agitazioni cerebrali

    pare che il comitato dei lavoratori abbia rifiutato la proposta del mediatore per una zollverein neuronale.

    inoltre hanno ottenuto che le prossimi riunioni si svolgano presso la spiaggia di rothéneuf, intervallate da sessioni di tiro al gabbiano.

    in compenso posso agiungere una nuova impresa al mio glorioso curriculum: insieme ad un team di esperti siamo riusciti a ricostruire tutti e nove i nomi dei barbapapà.

    barbapapà, barbamamma, barbabella, barbalalla, barbabarba, barbaforte, barbabietola, barbagianni, barbaresco


    ultim’ora

    il professor william kernell, ricercatore di fisica applicata presso il mit di boston, sarebbe riuscito a riprodurre in laboratorio un’anomalia temporale. per la teoria dell’economia globale, le azioni delle compagnie di ombrelli sono alle stelle

    venerdì 10 settembre 2004

    avvertivo un peso alla testa.

    invece di assumere dell’inflazionato paracetamolo, ho tagliato i capelli.

    adesso la mia testa pesa 7 etti in meno.

    mercoledì 8 settembre 2004

    ore 17.30, interno giorno


    -buongiorno, sono xxx, ho per le mani il suo curriculum, mi sembra molto bello.

    -mi dica (bello? la prossima volta glielo faccio recapitare inciso nel bronzo e firmato cattelan)

    -le interesserebbe un lavoro di 4 mesi come redattore?

    -certamente (farei anche il minatore se qualcuno mi pagasse per farlo, mi chiedi se voglio fare il redattore? molto meglio che lavorare)

    -e sarebbe disposto a trasferirsi a 400 km da dove vive?

    -sicuro (cioè, voi mi tirate fuori da qui per portarmi 4 mesi al mare e in più mi pagate anche? grandioso)

    -però è una cosa urgente, lei è libero da subito?

    -sì (è una vita che sono libero)

    -allora la faccio chiamare immediatamente dal mio collega per i dettagli. se vi accordate sul prezzo, lei parte domani.

    -d’accordo.


    ore 21.15, interno notte


    -buonasera, sono il collega di xxx.

    -mi dica (il fatto che doveva chiamarmi circa 4 ore fa un po’ mi insospettisce, lo sa?)

    -volevo dirle che purtroppo le assunzioni sono chiuse, ma terremo conto del suo curriculum per altre occasioni.

    -ah. ok. grazie. (lo sapevo che non dovevo fidarmi di uno che si presenta come xxx)

    martedì 7 settembre 2004

    la natura del buddha contempla tutto l’universo. è uno dei fondamenti dei koan zen.

    ne parlavo ieri con il mio maestro di meditazione orientale, un pechinese trasferitosi qui con la famiglia appena nato, e che è stato illuminato all’età di due anni mentre camminava da solo di notte sul bordo di una statale.

    per adesso sono il suo solo discepolo, ma io credo che la sua fama presto si spargerà a macchia d’olio, anche se alcuni sostengono che l’illuminazione di quella notte sia merito solo del camion della centrale del latte


    -maestro, può dirmi qual è il senso della vita?

    -wu

    -…

    -sono pur sempre un cane

    -…

    lunedì 6 settembre 2004

    esercizi di stile


    un profilo di villette basse, seminate in filari non perfettamente allineati, sarebbe l’unico riferimento panoramico per chi approda dal lago, se non fosse per due alti palazzi, castore e polluce, infissi come due chiodi a pochi metri dalla riva e che restano in primo piano rispetto al campanile della parrocchia, rivale solitario qualche metro più a sud, separato da due case e un torrente iroso solo nel periodo della stagione delle piogge.

    il campanile può vantare una felice sopravvivenza alla cura da fulmine e cinque campane, anonime ma perfettamente funzionanti, numerate semplicemente con dei cardinali (roncalli, borromeo, schüster, martini e mastai-ferretti)

    il visitatore che occasionalmente giungesse la domenica dal lago potrebbe ammirare i due palazzi e il campanile e sullo sfondo le colline che danno la curiosa impressione di trovarsi sul fondo di una buca da golf, accolto dal suono delle campane che annunciano la messa.

    azionare le campane, all’interno del campanile, non è compito da poco: necessita di preparazione fisica e ritmica, per tirare, bloccare e rilasciare a tempo le cinque corde in modo da formare la perfetta sequenza delle sole due melodie consentite nella parrocchia per comuincare l’imminente funzione domenicale.

    provvedere al corretto funzionamento delle campane è quindi compito di un manipolo di manovratori capaci, un triumvirato presieduto dal parroco che, ora in solitudine, ora in collaborazione con fedeli più o meno esperti, (un team di 5 persone, uno per campana) assicurano che il gioioso suono giunga alle orecchie dei fedeli mezz’ora prima e poi cinque minuti prima dell’inizio dell’assemblea, che si svolge tutte le domeniche mattina alle 7.30, alle 9.00, alle 11.00, e annunciare la fine delle messe mattutine al culmine del mezzogiorno con l’ultima suonata a festa che fa da chiosa alle 6 esecuzioni che si succedono dalle sette del mattino.

    il fatto di abitare in uno dei due palazzi di riferimento, per chi avesse voglia di sondare la riva con lo sguardo e possedesse alcuni requisiti fondamentali, come essere su una barca, oppure stare sulla sponda opposta del lago, mi riempie di orgoglio.

    mi permette anche di saper ormai riconoscere la mano di chi sta doverosamente compiendo il gesto del richiamo della comunità nel giorno del signore, perché ognuno possiede un suo ritmo, una personale interpretazione musicale, e potrei anche giudicare, senza tema di smentita, se l’esecuzione è fatta in solitaria oppure ottenuta con la collaborazione di un gruppo di esperti, o di neofiti.

    questo mi è di grande consolazione, perché mi permette anche di sapere sempre, mentre mi giro fra le lenzuola, chi sto mandando affanculo.


    venerdì 3 settembre 2004

    di norma tutte le organizzazioni rivendicano i loro attentati tramite bollettino. al quaeda, i terroristi baschi, perfino telecom.

    qui invece succedono cose strane (cadono vasi per terra ma la terra viene misteriosamente raccolta e infilata nella spazzatura, i ripiani del frigorifero cambiano improvvisamente inclinazione, lo stereo si orienta verso la mecca cinque volte al giorno, cose così) e nessuno se ne assume la responsabilità.

    ho chiesto ai folletti qui in giro, ma hanno tutti una buona scusa, anche se uno si è comportato con fare sospetto:


    -non è che sai qualcosa di quello che succede qui?

    -non sono stato io. è impossibile

    -ah sì? e perché?

    -perché non esisto

    -mi sa che ci marci un po’ su, con questa storia

    -…



    invece ci sono novità sul fronte cerebrale

    pare che i miei neuroni, dopo le recenti performance olimpiche, vogliano iscriversi ai campionati mondiali di ginnastica artistica, specialità corpo libero. sono determinati nel portare una nuova figura denominata maelström, e si ostinano a provarla più volte al giorno

    giovedì 2 settembre 2004

    vivamo in un mondo pericoloso.

    ieri ho incontrato un tizio che cercava di attirare la mia attenzione per poi aggredirmi con un tomahawk. ovviamente io ho fatto l’indiano. siamo finiti in un locale a bere mezcal, ma poi abbiamo litigato di nuovo perché lui sosteneva che gli avessi dato del verme.

    martedì 31 agosto 2004

    uno se ne sta lì, in vacanza, immerso nel turbitto (secondo alcuni è un’erba diuretica, secondo altri un formaggio che va assai veloce) e all’improvviso scompare.

    questa cosa mi lascia alquanto perplesso, mentre assumo la classica espressione da cernia e balbetto afasico, come un monaco shaolin che cerca di spiegare perché non somiglia affatto a david carradine.

    billie holiday “on ice” mi sussurra qualcosa da dietro una tenda

    piove e fa caldo.

    al posto del condizionatore ho impiantato una gabbia di skinner, che costa meno.

    torno a scomparire.

    venerdì 27 agosto 2004

    xp sostiene di avere un problema. ne ha più di uno, secondo il mio modesto parere. del resto pure io, quindi non me la sento di prendermela.

    assumo la posizione del lotto (è assai semplice, invece delle gambe, incroci le dita) e spero che mi faccia accedere.

    chiaramente xp, in preda a terzana conclamata, mi spiega che se voglio usare il pc devo attivare la mia copia via internet. più o meno, ogni volta che l’accendo.

    nell’inutile tentativo di coventrizzare i files di registro ho fuso un paio di spyware e un disco di ripristino.

    del resto lo sapevo che i files di registro sono duri a morire. in più il valium con xp non funziona.


    explorer ha deciso che internet è troppo impegnativo per un sistema operativo ad agosto, ed è in sciopero fino alla risoluzione di una complessa vertenza sindacale, uno strappo ricucibile, temo, solo con un lungo bastone nodoso (quello che si dice una formattazione a bassissimo livello). solo outlook, crumiro, si ostina a scaricare la posta


    xp si è autoinstallato 4 programmi (tre di scommesse clandestine, uno di ricerca su internet, neanche uno di donne nude, incomincio a preoccuparmi) che scrivono hijackers sui files di registro e aprono applicazioni fantasma ogni dieci secondi. se uno prova a eliminarli dal pannello di installazione applicazioni si apre un alert box con scritto “stai scherzando, vero?”

    chiaramente, la cartella programmi, omertosa e solidale, sostiene di non averli mai visti.

    mcafee se ne lava le mani: “compagni che sbagliano”, commenta, e nulla più.

    ogni tanto qualcuno entra in clandestinità e si prende una lunga vacanza nei mari del sud.


    l’applicazione non risponde.

    è sotto la doccia? è in pausa pranzo? è particolarmente snob?


    alle olimpiadi mentali, specialità sistema operativo, xp è in vantaggio su eddie 3 a 2

    la prossima volta provo a connettermi con una cafettiera, ottengo i medesimi risultati e se ho voglia di un caffè non mi devo neppure alzare.


    terminare il programma adesso?

    chiamatemi terminator. o ismaele, a scelta, che tanto piove.


    per fortuna c’è un draghetto che mi da una mano…

    martedì 24 agosto 2004

    tutto quello che ci vuole è un po’ di sale in zucca.


    almeno questo è quello che ci hanno sempre ripetuto fino alla nausea, nonostante probabilmente nessuno abbia mai chiesto il parere alla zucca.


    tormentato da questo annoso problema, e grazie anche ad una cordiale idiosincrasia ai dessert a fine pasto, ho creato il primo club dei salati di mente.


    secondo il mio terapista è un’ottima idea, e mi ha anche consigliato di iniziare a progettare il merchandising.


    è anche vero che il mio terapista è un cormorano bretone, che credo non abbia granchè dimestichezza con il mondo dell'economia a livello globale.


     

    sabato 21 agosto 2004

    piove. e le nuvole sono così basse sulla collina che sembra di stare a novembre sulle brughiere inglesi.


    le divinità preposte al corretto funzionamento del sole sono ad un importante convegno sul clima a port au prince. la questione atmosferica è dunque momentaneamente gestita da divinità isteriche (a cui sto particolarmente antipatico) che si divertono a scatenare tempeste.


    io e toledo 1991™ abbiamo indetto alcuni sit in di protesta, ma nel frattempo ci stiamo anche attrezzando per diventare anfibi


     



    giro in macchina mentre ascolto la sinfonia n°7 (la quebecoise) di jacques cartier, nella partitura per viola, rosso scuro e lampadario tremulo.


    ogni tanto mi fermo, entro in qualche pub e riprendo contatto con la fauna locale: la radio passa besame mucho per le coppiette, alcune single in canottiera si esibiscono in varianti, tipo besame macho. le più dolci e romantiche ripiegano su besame micio.


    cerco di passare inosservato indossando il mio costume da trovatore e ostento indifferenza mentre mangio una gustosa merendina a forma di trono ludovisi.


    rientro a casa augurando neotenie agli astanti.


    la polvere nella mia stanza ha raggiunto il iv livello della scala kolupchov (da fare, visibile, antico maniero, coperta di lana, colonizzazione ambientale)


    apro un cassetto della scrivania e riesumo il germano reale (in realtà ha ben poco di teutonico. anche sul fatto del reale potremmo stere a parlarne, ma non ho voglia di indulgere in discorsi metafisici)


     



    -finalmente sei tornato. come farei senza di te?


    -potresti starnazzare liberamente, ma sono sicuro che troveresti qualcun altro a cui rompere le palle


    -fra le altre cose, sei di nuovo senza un lavoro.


    -…


    -non avrai più un sacco di cose, tipo internet gratis otto ore al giorno.


    -ne farò a meno.


    -davvero pensi di cavartela così? davvero pensi di poter fare a meno di ogni cosa?


    -farò a meno di pensarci.


    -…


     



    richiudo il cassetto e mi sdraio sul letto sperando di trovare dei crop circle sul soffitto

    martedì 17 agosto 2004

    il mio orecchio sinistro ha deciso che ne ha abbastanza del mondo esterno e si è chiuso in se stesso. adesso trasmette un rumore di ventola ad ogni battito cardiaco. sto pensando di produrmi in un’aritmia improvvisa per spiazzarlo.


     


    la prima notte che dormo sulla nuda terra avverto sempre un vago senso di disagio.


    dopo alcune notti passate a stretto contatto con il terreno, tornare nel mio letto mi provoca un sentimento analogo. ciò dimostra che a) l’uomo è un essere abitudinario e basta assai poco a creare l’abitudine e b) il mio letto non dev’essere sto granchè.


     


    alcune cose che ho imparato in questi giorni:



    • la pietra pomice non è necessaria per pomiciare

    • la cosa bella di guidare nella stessa giornata in 4 nazioni differenti è poter disporre di un parterre internazionale di insetti spiaccicati sul parabrezza.

    • l’acqua purifica, ma la pioggia quotidiana, alla lunga, rompe le palle. non per niente l’acqua è il simbolo della femminilità

    lunedì 2 agosto 2004

    route 66 mental tools ha programmato un tour di 3500 km, al fine di garantire una corretta manutenzione e disintossicazione neuronale, nonché verificare le scommesse sulla tenuta di macchina e tenda.


    questo significa che non sarò online, per qualche tempo (almeno fino a quando non finiscono i soldi)


    se vedete passare toledo 1991™, fate ciao con la manina

    domenica 1 agosto 2004

    mi stavo gustando attimi di mancamento che alternavo a periodi di astenia conclamata, quando alcuni individui in preda ad eccitazione da nightglow mi propongono un’uscita automobilistica notturna.


    non posso far altro che accettare, la mia religione stigmatizza come blasfemo un rifiuto a qualsivoglia progetto idiota.


     



    ricordo stralci di una curiosa conversazione a quattro sui discorsi che si fanno da ragazzini sul petting, fra cui brillavano affermazioni intelligenti come: “petting? tom petting & the heartbreakers?” oppure “lui non conosce il petting, non ha i capelli”, e dove l’inevitabile conclusione che ho tratto è stata, come dice il proverbio, che tutti i nudi vengono al petting.


     



    arrivo a casa barcollando, come un ovino che demontica dagli alpeggi.


    mi infilo il mio costume da demiurgo e mi proietto in multiscreenslideshow prima di smaterializzarmi definitivamente

    venerdì 30 luglio 2004

    torno dall’ufficio per la penultima volta.


    arrivo sulla tolda che sto ancora dormendo, ma il mondo sembra non accorgersene.


    quando mi sveglio il mio subconscio sta tentando di operare una manovra di heimlich al cervello.


    lo ignoro e resto sdraiato sul letto a sentire tupelo honey nella versione di cassandra wilson.


    quando sembra che tutto sia tranquillo, lo sento arrivare da lontano: ormai lo riconosco per via dei piedi palmati. si piazza sul davanzale e mette il becco di traverso, come per riprendere un pensiero interrotto.


    fuori sta per piovere.


     




    -e adesso cosa pensi di fare?


    -ferie


    -e dopo?


    -un germano reale dovrebbe limitarsi a starnazzare, invece di parlare e fare domande idiote


    -…


     




    mi viene fuori un'espressione da orsetto del ciocorì e, mio malgrado, sorrido.


    poi lo caccio, minacciando arrosti e brasati.


    mi chiudo in camera a spulciare la programmazione della tsi, sfogliando distrattamente tv sorrisi e cantoni, il settimanale svizzero dello spettacolo.


    fuori piove, anche se non sembra.

    mercoledì 28 luglio 2004

    ho portato toledo 1991™ dal dottore.


    mi ha chiesto 150 euri.


    per fare il gentile ho provato a pagare con un sorriso.


    non c’è stato verso, vuole proprio i 150 euri.


    ha cambiato le pastiglie (che vi aspettavate da un dottore?) ha cambiato l’olio (ma mica andavano a benzina?) ha cambiato un filtro (ma io l’avrei usata anche senza, se fanno le alfa senza filtro, perché non le seat?)


     


    ultim'ora
    secondo alcune indiscrezioni lasciate filtrare dal dg moggi, dopo l'acquisto di emerson, alla juventus sono iniziate le trattative per far arrivare anche lake e palmer

    martedì 27 luglio 2004

    ho passato un’ora della mia vita a cercare di insegnare la logica fuzzy ad uno scaldabagno. con pessimi risultati, anche se avevo eletto bart kosko a mio temporaneo spirito guida.


    da domani abbandono il metodo montessori e passo alla chiave inglese.

    lunedì 26 luglio 2004

    devo costringere il mio cervello a rimettersi in funzione. per essere sicuro che capisca, gli scrivo le istruzioni in basic.


    alla riga 140 sbaglio un go to e mi va tutto in loop


    la logica stringente agli umani riesce male. (invece viene benissimo ai boa constrictor)


    ho il cervello in multitasking, cerco di organizzare un adeguato sistema di sincronizzazione riflettendo sul problema dei filosofi a cena, che viene formalizzato più o meno così:



    • cinque filosofi sono seduti attorno a un tavolo circolare

    • ogni filosofo ha un piatto di spaghetti tanto scivolosi, che necessitano di 2 forchette per poter essere mangiati

    • sul tavolo vi sono in totale 5 forchette

    dilemma che dijkstra risolse con maestria nel 1965 con il celebre algoritmo che recita “non invitare 5 filosofi a cena se non hai abbastanza forchette”




     


    disclaimer


    se non avessi mal di gola sarei meno intrattabile.


    il tutto potrebbe ridursi alla massima per cui: con i se non si scrive la storia, ma si esplicitano i controfattuali.

    domenica 25 luglio 2004

    uno dei miei metodi di suicidio consapevole preferiti è la partita di calcetto bimestrale


    è molto importante che sia bimestrale, altrimenti non prenderesti coscienza di quella ventina di fasce muscolari che non sapevi neanche di avere.


    e del fatto che una caviglia in buono stato è fondamentale per una corretta deambulazione, e per un adeguato uso della frizione del cambio.


    uno mica può andare avanti nella vita, ignorando certe cose.


    certo che vale la pena, far rifulgere classe cristallina sui campi di cemento, perché noi siamo gli operai del calcetto, gente come zola, ad esempio. uno che scrive un capolavoro come l’assommoir e poi riporta il cagliari in serie a.


    ci incontri una svariata umanità, sui campi da calcetto.


    ieri ho fatto amicizia con due marinai della suburra: uno è grande come un armadio a tre ante, non so esattamente come si chiami, so solo che viene indicato come l’abominevole uomo delle navi.


    l’altro è stato ribattezzato pavlov perché quando vede una ragazza carina sbava più dei cani, e l’unico modo di fermarlo è noleggiare uno stinger

    giovedì 22 luglio 2004

    la notte che bruciammo chrome, dormivo


     


    in ufficio abbiamo installato un condizionatore.


    è una roba che lavora sulla psiche: non c’è lavoro, ma ogni volta che pensi di andare in pausa ti fa sentire in colpa.


    con me non funziona. per qualche strana ragione sono immune ai condizionamenti e ai sensi di colpa.


    sto cercando dei metodi simpatici per convincere le mie tonsille che non hanno nessun bisogno di inscenare dei focolai di rivolta. di solito uso la medicina omeopatica.
    nonostante quello che dicano i suoi detrattori, la medicina omeopatica è fantastica. la volta scorsa, in 15 giorni il mal di gola è completamente scomparso.
    nel frattempo sto seguendo il corso di riorientamento neuronale, lo trovo molto utile. prima ti riallineano gli assoni, poi ti convincono che va tutto bene. davvero, è perfetto. e il maestro è davvero carino.
    per un po' ha fatto l'insegnante in un corso di persuasione occulta, ha smesso quando si è accorto che i suoi studenti quando venivano promossi si facevano dare indietro i soldi.


     


    è qualche giorno che non riesco a svegliarmi.


    passo il mio tempo a muovermi come un automa (non si muovono male, anche se peccano un po’ di personalità) e guidare svagato, (è il massimo dello svago che posso concedermi) evitando i camper zebrati targati san gallo.


    do il via al primo esperimento di scrittura ipnagogica.


    a un certo punto libero la mente e raggiungo uno stato paragonabile al nirvana.


    del resto, testa vuota è un insulto solo per noi occidentali.


    finito il lavoro (?) mi chiudo in una dimensione parallela (da non confondere con quelle perpendicolari, che sono diverse) a leggere rumi (rumino)


    poi esco, arrivo i piazza, e mi metto a suonare auferstanden auf ruinen finche non mi abbattono con dei cubetti di porfido divelti direttamente in loco.

    scusa per il disagio. stiamo lavorando sulla piattaforma per migliorare il sistema. riprova fra qualche minuto..


    (a volte accedere a splinder è una questione riprovevole)

    martedì 20 luglio 2004

    arrivo in ufficio e sto dormendo. o forse sto solo sognando di arrivare in ufficio. del resto anche lo stipendio me lo sogno, quindi non c’è problema.


    forse sono chuang tzu, o una farfalla che sogna di essere chuang tzu, e a quel punto le cose si farebbero un po’ incasinate.


    di sicuro non so il cinese, mi riservo di provare a volare più tardi.


    temo che la differenza fra il tao e il pensiero occidentale sia che per il primo l’uomo passa la sua vita dormendo, per il secondo, invece, l’uomo passa la sua vita dormendo in ufficio.


     


    trivial


     


    eddie: il rappresentante più emblematico della "action painting"


    sergio: pollock


    eddie: sì, ma come?


    sergio: che significa come?


    eddie: frittock, arrostock, al cartocciock


    sergio: …

    lunedì 19 luglio 2004

    ho almeno otto diversi indirizzi di posta. questo mi permette di intrattenere una curiosa corrispondenza con me stesso: invece di usare i post-it mi mando delle mail.
    il problema è che spesso non sono d'accordo con quello che scrivo, a volte le elimino direttamente come spam.

    improvvisamente avverto uno squilibrio nella forza e mi ritrovo in un sit in di protesta contro il monopolio di zuccheri nella sacher torte.


    vado su www.mentaltools.org, il migliore degli psicanalsiti online e scarico pacementale 3.0 nella versione italiana.


    poi prendo toledo 1991™ e mi immergo nella meditazione guidata


    il libro per l’estate



    • sulle difficoltà a raggiungere il nirvana può essere utile consultare l'antologia curata da richard marston "niente è impassibile" (bompiani)

    • per gli scrittori carismatici che, loro malgrado, vengono eletti a maestri di vita dai fans, è invece disponibile il manuale di disimpegno dall’ammiratore invadente “non mi prendere per il guru” di riccardo spinotti (tropea)

    domenica 18 luglio 2004

    salgo sul treno, destination nowhere, mentre ripasso mentalmente la dieta programmata per la giornata: pane, pasta e pizza per festeggiare degnamente la giornata mondiale del carboidrato.
    neil gaiman mi fissa dal finestrino.


    qualcuno sul treno lo confonde con un topo, ma io sono sicuro che è lui. infatti bussa con gentilezza al finestrino e mi chiede se voglio comprare un tofu. lo informo gentilmente che il tofu non corrisponde alle mie attuali esigenze alimentari.
    poi il treno parte e la pianura avanza indomita, ma fa caldo e qualcuno insinua che le cose che avanzano andrebbero conservate in frigorifero.



    torino è un cantiere aperto 24 ore su 24, con le fermate dei pullman take away, e poca gente per le strade. mentre torno verso milano mi rifugio in un bunker per evitare fastidi.


    poi succedono altre cose, ma io rimango a pensare alle cose importanti della vita, come farsi massaggiare da un delfino o scoprire con rassegnazione che rho non è la capitale della rhodesia, anche se sembra.


    nei momenti di noia apro internet e scrivo post insensati su ublog, lo spleender di parigi

    venerdì 16 luglio 2004

    piazza della riforma a lugano, ospiterà una retrospettiva su astor piazzolla, con alcune delle sue composizioni più famose suonate dagli allievi delle bande di paese.


    la manifestazione, intitolata “tango-show” è rivolta ad un pubblico di aspiranti a stati nevrotici

    mercoledì 14 luglio 2004

    -tu non sei un uomo, sei una macchina. sei come un computer, sei freddo, non dici mai niente di te, non riesci ad avere un rapporto vero con una persona


    -sì, hai ragione. devo avere qualche problema con la connessione di rete

    martedì 13 luglio 2004

    -figlio, non c’è più vino


    -che ho da fare con te, donna?


    -dovremo bere acqua- si rivolse ai servi: -fate quello che vi dirà


    -riempite d'acqua le giare- e le riempirono fino all'orlo.


    -e adesso sciacquatele, intanto che vado al supermercato


     


    inizia un’altra gioiosa giornata di fine ottobre. il calendario continua a sostenere che sia luglio, ma evidentemente ci dev’essere un equivoco. gli gnomi a volte lo fanno, ti girano le pagine del calendario senza che tu te ne accorga.


    fa freddo, e le strade sono un enorme cantiere all’aria aperta, gestito da uomini semaforo. si respira aria di coda.


    alzo il finestrino e metto un maglione, valutando l’ipotesi di un letargo anticipato piuttosto che prolungare i giorni di kippur.


    gli gnomi, da una scavatrice, intonano o tannenbaum, o tannenbaum, wie treu sind deine blätter.
    vivo da prigioniero di schemi cerebrali sconnessi, come l’asfalto. e non sopporto il freddo.
    quando apro la porta dell’ufficio trovo anatol rapoport che mi sbarra l’ingresso mentre urla "lei non collabora!". mancava solo quello.


    lo stordisco con la presa vulcaniana e gli lascio un biglietto con scritto “tit for tat”: quel che è giusto è giusto. (affermazione apparentemente tautologica che in realtà ha il profondo significato di “non rompere i coglioni”)


     


    altri posti dove potrei mandare un curriculum



    • l’uomo semaforo (amo il lavoro all’aria aperta, uso la paletta come il capostazione, che volevo farlo da piccolo)

    • il ghost writer (tipo le fanu) per scrittori depressi. che almeno avrebbero un motivo per deprimersi

    lunedì 12 luglio 2004

    avrei un sacco di cose carine da fare, se non fossi svenuto sul divano.


    (questo post è opera di un programma di scrittura automatica che ho implementato tramite attività extracorporee)

    giovedì 8 luglio 2004

    piove da giorni,


    sulle strade strette e sul lago, sui supermercati, sui lavori in corso, sulle feste di paese, sugli ombrelli colorati dei turisti dell’appenzello interno che attraversano la strada con l’attenzione di un lemming in fase di migrazione


    piove a tratti, ma con metodo. quando esci di casa per andare in ufficio, quando esci dall’ufficio per andare a casa, quando sei sul balcone dell’ufficio, quando esci la sera, e tutte le volte che uno pensa “forse adesso ha smesso di piovere”.


    piove anche dentro toledo 1991™, che ne approfitta per rinfrancare le 27 nuove specie (animali e  vegetali) che si sono sviluppate al suo interno, un progetto sponsorizzato da biosphere 3, il primo microcosmo chiuso e mobile accessibile al pubblico.


    mentre la cittadina si prepara a ospitare (mancherebbe una d eufonica ma sono stato diffidato dall’usarla dal comitato di liberazione delle d eufoniche, che ha un sistema di controllo molto efficace) il terzo campionato del mondo di grigiore, io e il mio cervello stiamo avendo un duro scambio di idee. il fatto è che vince sempre lui, cazzo.


    così passo il tempo esercitandomi a scrivere sbattendo la testa sulla tastiera, ma la comunicazione fra me e il mio cervello evidentemente ne risente (obbligandomi tra l’altro a pericolossissime rime interne) come si evince dal seguente dialogo:


     


    -hai deciso cosa fare della tua vita, adesso?


    -78 hbnyju7u7yuuyjh


     


    alcuni colleghi mi guardano e scrollano la testa. mi sa che non hanno capito che finchè non la sbattono sulla tastiera mica ci riescono, a scrivere