martedì 30 novembre 2004

il fatto che tu abbia una cravatta non significa che tu non stia dicendo cazzate

no, così, per dire.

me ne sto qui ad osservare le montagne (e cazzo, sono a milano) chiedendomi perché non avranno intenzione di andare da maometto, e soprattutto se maometto fosse un amante della montagna come gente che conosco.

che ci volete fare, amo farmi domande utili.

poi già che ci sono do libero sfogo alla mia idiosincrasia a tutto ciò che è a due ruote, mentre sgranocchio pezzi di scheda sonora (quella che usano per le votazioni nella california sud orientale)

i miei neuroni hanno deciso di adeguarsi al clima sindacale ed hanno esposto il cartello “on strike” appendendolo ad un orecchio. ho dei neuroni anglofili, evidentemente.

il governo ha già stabilito che contro gli scioperi a singhiozzo sono già pronti cucchiaini pieni di limone e zucchero, e i lavoratori (visto che gli spaventi pare non funzionino) dovranno prepararsi a trattenere il fiato.


ultim’ora

un uomo è stato arrestato dopo che per errore ha fatto esplodere il recipiente dove stava cuocendo la salsa di pomodoro, uccidendo un vicino. è indagato per omicidio polposo.

(niente, è che per contratto devo usare la parola polposo in un blog ogni settimana)

sabato 27 novembre 2004

millantare sempre e comunque, ecco un buon programma per il prossimo millennio.

mi aggiro per le vie di milano maledicendo la teoria dei sei gradi di separazione di milgram, ossia: quando la temperatura esterna non supera i 6 gradi per tutta la durata della giornata, tutte le estremità corporee non coperte da un qualsivoglia involucro di lana tendono a separarsi dal resto del corpo.

a volte, l’umore è un banale problema di latitudine.

del resto, dalle mie parti fa ancora più freddo, me ne accorgo non appena dal treno si comincia a vedere il lago e tutto assume contorni intimamente famigliari.

quando arrivo a casa ricordo improvvisamente che la tapparella della mia camera ha deciso di concedersi una lunga vacanza premio verso lidi ignoti divorziando dalla finestra senza alcun motivo apparente, in una riedizione economica (ma altrettanto romantica) di via col vento.

il fatto che alle 8 del mattino entri luce in quantità industriale (e alcuni tecnici dell’enel sono al lavoro per verificare se è possibile sfruttare commercialmente questa singolare circostanza) potrebbe contribuire a rendermi assai nervoso, non fosse che sempre più spesso non dormo a casa, e preferisco colonizzare case che non mi appartengono.

in effetti, una casa che non mi appartiene, in cui mancano comunque le tapparelle ma entra meno luce, ed è assai più ospitale del posto in cui vivo, almeno fino al giorno in cui il proprietario (che amo) non decida che ne ha abbastanza di un colonizzatore.


disclaimer: gli ultimi due ultimi periodi di questo post concorrono al premio “zloty” per lo scritto più involuto del millennio. mi scuso per le aritmie che potrebbe provocare ai lettori, ma ambisco molto al premio “zloty” che consiste in una fornitura di dodici soprammobili polacchi del valore totale di ventitré euro e 40 centesimi

lunedì 22 novembre 2004

sono afflitto d una persistente quanto fastidiosa mancanza di soldi.

alcuni amici mi hanno spiegato che se uno vuole diventare ricco, il primo passo è investire in titoli.

però quelli giusti, che altrimenti si rischia di fare danni.

adesso io ne ho pronti un po’, però non so se vanno bene.


- l’amore ai tempi del gilera, gabriel garcia marquez

racconta la storia di un uomo che spera di riuscire a conquistare la più bella motocicletta del caribe

- l’improponibile liberty e gli spiritelli primordiali, di terry pratchett

la storia di una bambina alla scoperta della stregoneria. più che un libro, un esercizio di stile.

- trentuno panzoni, nick hornby

trentuno hooligans tifosi del chelsea si ritrovano una sera in un’osteria inglese a bere birra e cantare canzonacce. le loro vite vengono passate in rassegna in un susseguirsi di storie acide, alcoliche e degradanti.

- messico famigliare, natalia ginzburg

un’infanzia passata a vagabondare per le città messicane. il padre, militare della guardia presidenziale, viene trasferito da tijuana a puebla, da cuernavaca a città del messico. la famiglia lo segue in un pellegrinaggio che costringe tutti a scoprire la poesia del continente sudamericano.

- due cavalli, erri de luca

un uomo dal passato politico che ora fa il giardiniere compra una vecchia citroen per trasportare gli attrezzi da giardino. tutti i giorni riflette sul suo passato mentre prende la macchina per andare al lavoro.

- niente di nuovo sul fronte occipitale, erich maria remarque

un percorso a ritroso sulla strada di come nasce il pregiudizio. l’autore fa riferimento alla nascita delle teorie di lombroso per affrontare il pregiudizio come male sociale che si trascina dall’antichità ad oggi.

- tre uomini in banca, j.k. jerome

tre bancari addetti allo sportello che conducono una vita scialba decidono di cominciare un avventuroso e rischioso viaggio nel mondo degli agenti di borsa

- città invivibili, italo calvino

una retrospettiva sui mali che affliggono le città contemporanee, dal traffico allo smog, una denuncia della mancanza di sensibilità del cittadino moderno.

- relitto e castigo, fedor dostoevskij

un armatore decide di affondare due vecchie petroliere per incassare i soldi dell’assicurazione, ma un solerte ispettore di polizia si mette sulle sue tracce

- bar spot, stefano benni

una serie di racconti ambientati in un bar cittadino dove le consumazioni costano la metà ma una volta entrati sì è costretti a sentire pubblicità per tutta la sera

- bello di famiglia, david leavitt

una sorta di educazione sentimentale, la storia di due fratelli, uno brutto e insignificante che però è in pace con il mondo, l’altro bello e di successo, che però non è in grado di accettare la sua omosessualità

- la filosofia per effe, aldous huxley

un glossario filosofico che diventa un viaggio per scoprire le religioni orientali e il pensiero mistico nascosto nel razionalismo occidentale

- viaggio al terminal della notte, louis ferdinand céline

la storia di un poliziotto di guardia all’aeroporto nel turno di notte, un campo di lavoro maledetto. affresco di un’epoca di terrorismo e trasporti, grido anarchico di rivolta in cui lo spettacolo dell'abiezione scatena un riso liberatorio

- il gambiano johnatan livingstone, richard bach

un giovane africano che abbandona la massa dei suoi concittadini, rifiuta la schiavitù interiore della società moderna e si ritira sul fiume gambia, per imparare a vivere in pace ed eseguire il nuoto come atto di perizia e intelligenza, fonte di perfezione e di gioia

venerdì 19 novembre 2004

dopo alcune attente riflessioni e una riunione sindacale contrastata, i miei neuroni hanno appeso il cartello out of order fuori dalla scatola cranica

mercoledì 17 novembre 2004

verso le 21 esco dalla riunione del comitato nazionale di liberazione del clima.

lottiamo per una equa distribuzione delle temperature sul pianeta: il primo obiettivo è l’inserimento di diritto dell’italia in una fascia climatica subtropicale.

appena entro in macchina però devo già fronteggiare la prima rivolta dei comitati di base più oltranzisti: toledo 1991™ ha deciso lo sciopero ad oltranza e non vuole saperne di partire.

prego gentilmente coother, protettore dei mezzi meccanici, di intervenire in mio favore, ma deve essere in libera uscita. tutto quello che ottengo è uno stormire di pistoni che, inspiegabilmente, riproducono i will survive. sic transit gloria gaynor.

dopo estenuanti negoziati io e toledo 1991™ raggiungiamo un compromesso e riseco a farla partire in cambio di un check up generale, il ricongiungimento dello specchietto e 20 litri di senza piombo 98 ottani. la posizione dello stereo viene stralciata dai negoziati, quindi niente musica per un po’.

con un po’ di fortuna riesco ad arrivare a casa con la consapevolezza di aver sbagliato latitudine, urlando epiphany in verdana 48.

sulla porta mi aspetta minaccioso un coyote messicano. niente di grave, è solo il mio maestro di razionalizzazione e io sono in ritardo per la lezione sulla matematica che governa l’universo. tema del giorno: frattali e frattaglie non fanno riemann.

alla fine mi divanizzo a leggere zadie smith con in sottofondo harvest moon nella versione di cassandra wilson


nota dell’editore: il correttore di word cambia automaticamente “verdana” in “verdina”. questo la dice lunga sulla progettazione dei programmi microsoft.

bisogna ammettere, però, che cambia automaticamente anche “mi divanizzo” in “mi divinizzo”, che in effetti forse sono sinonimi

venerdì 12 novembre 2004

verranno a chiedermi del nostro amore, ma sarò in doccia


d’inverno il giorno si consuma in fretta, come una ricarica del cellulare. chiunque abbia intenzione di farmi notare che non è inverno è pregato di farne a meno. fate come le modelle, fatevi i calendari vostri, ok?

ho deciso di disattivare alcune connessioni nervose (ci vuole calma, di questi tempi) e passo il tempo a snocciolare koboloi al ritmo di frasi solo apparentemente tautologiche, tipo: una promessa è una promessa, gli affari sono affari, i topi sono i topi, mentre guardo vecchie pubblicità proiettate in loop sul pavimento.

il fatto che sia sdraiato sul soffitto rende il tutto piuttosto surreale, però vi assicuro che si vede il mondo da un angolazione diversa. questioni di prospettiva, come diceva giotto (ossia il summit dei paesi più industrializzati)

fa così freddo che ho ordinato una fascia copri neuroni del dottor gibaud, ma il dhl deve essersi perso nella nebbia (ecco, questo mi chiedevo, il signor dhl cosa avrà di codice fiscale?)

verso le sei mi invitano a una partita di calcetto contro una selezione di pinguini.

ovviamente rifiuto: a vederli, i pinguini sembrano goffi ma sono imbattibili nel tackle scivolato, e sui campi ghiacciati sono più veloci di rui bourroghs, lo scrittore portoghese che giocava nella juve.

mi dicono che dovrei svegliarmi, essere attivo, e io mi immagino una cosa tipo quella decerebrata dell’olandesina che va distribuendo detersivo sbiancante, invece che vis polemica e vim liquido.

spiego cortesemente che la mia religione mi impedisce di giocare a calcetto con i pinguini, specialmente con temperature che sembrano la minima di novosibirsk a gennaio.

non pagot, decido di rimanere sul soffitto.

mira, mira l’olandesina. poi però spara.

mercoledì 10 novembre 2004

stavo veleggiando verso casa pensando che tutto andasse per il meglio, fino a quando non ho incontrato due inuit che chiedevano indicazioni per anchorage. volevano tornare in un paese caldo. chi può dargli torto?

in cambio mi hanno insegnato a prevedere il futuro scrutando nelle formazioni dei cristalli di ghiaccio sul parabrezza delle ford fiesta. non ho avuto il coraggio di dirgli che ormai ho smesso con la divinazione, che certe cose è meglio non saperle.

del resto, non so chi ha scritto la sceneggiatura della mia vita, ma certamente doveva essere ubriaco. chi può dargli torto?


tornato a casa cerco di riorientare gli assoni caricando il protocollo gestione eventi incasinati con un cavo di rete infilato direttamente nella ghiandola pineale.

non funziona, come al solito.

allora provo la variante von clausewitz, ma mi dà errore di sistema.

l’unica cosa che riesce a girare nei miei neuroni è l’agenda di suor germana, e una vecchia pubblicità del rotowash, ma temo non mi siano di nessun aiuto.

sabato 6 novembre 2004

parlavo del più e del meno (e di altre operazioni più complesse) con martin, il mio maestro di ucronia, un danese che passa il suo tempo ad analizzare controfattuali.

in effetti prima si occupava del sostegno psicologico di suicidi mancati, sottolineando che il problema principale dei suoi assistiti era una preoccupante propensione al fallimento.

certo, alcuni sostenevano che lavorasse da cani, ma cosa si può pretendere da un danese?

saluto martin perché ho lasciato a casa alcune cose in sospeso. in effetti quando entro in stanza trovo ancora alcuni libri che galleggiano in aria. decido di ignorarli, che da tempo ho smesso di pensare alla gravità delle cose.

come diceva von richtoven, non bisogna abbattersi.

alfred tarski mi spia da dietro lo specchio, mentre conta i possibili livelli di linguaggio.

io mi metto a letto e schiaccio il tasto reset del cervello.

prima di addormentarmi mi accorgo che in effetti non ho uno specchio in camera: non credo sia un problema, tanto ce n’è uno in bagno.

poi dormo, anche se non sogno. ho smesso di sognare molto tempo fa.

giovedì 4 novembre 2004

scienza news


nuove entusiasmanti scoperte scientifiche arrivano da toledo 1991™


tutti gli psicrometri usati per misurare il tasso l’umidità all’interno dell’abitacolo hanno dato come responso la cifra di 102%, prima di chiedere asilo politico al botswana che, in una nota ufficiale emessa dal ministro degli esteri, ha dichiarato di non voler più accettare altre richieste a causa dell’alta densità di psicrometri depressi presenti nel proprio territorio.


nel frattempo, dentro toledo 1991™ crescono funghi, muschi e licheni, avvisi di mancato recapito e crostate di mirtilli.


per studiare il fenomeno il cnr ha già nominato una commissione di esperti in climatologia; per le lucine che infestano il cruscotto, invece, il vaticano ha generosamente deciso di inviare padre amorth


 


strenne


prossimamente bompiani pubblicherà “polvere di stele”, il libro di lucinda ewen che racconta la storia, in parte autobiografica, di un’archeologa che dopo un’effimera fama dovuta ad una scoperta sensazionale nel mondo dell’epigrafia egizia, non trova nessuno disposto a pagarle uno stipendio ed è costretta a prostituirsi per sopravvivere

mercoledì 3 novembre 2004

decalogo


 


primo levi


secondo tranquilli


terzo escluso


quarto dei mille (250)


quinto alpini


sesto empirico


settimo milanese


ottavo non dire falsa testimonianza


nono l’età per amarti


decimo mannu

martedì 2 novembre 2004

ho visto le migliori mente della mia generazione consumate in squallidi bar di provincia, o languire abbandonate in locali polverosi, dimenticati da dio e dagli uomini


 


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