giovedì 27 ottobre 2005

tempo fa, qualcuno da queste parti aveva piantato una palma.

una palma. qui.

che non è che il clima aiuti, diciamo.

come sostiene il vecchio adagio (i vecchi non parlano mai veloce, in effetti), la palma è la virtù dei porti, ma si intende quelli esotici, non quelli di lago.

quando non ero impegnato a nascondermi nei tombini, ogni tanto mi fermavo a guardarla (non sottovalutate mai un bambino che guarda qualcosa). e poi nei tombini ti trovano subito. no, per dire.

insomma, funziona così: prima non ci fai tanto caso. cioè vedi una pianta un po’ diversa dalle altre e basta; poi impari tutte quelle cose sui climi temperati, tipo le matite, e inizi a farti delle domande.

il fatto che tu perda tempo a fissare una palma potrebbe anche far preoccupare le persone che ti stanno intorno. invece tu stai solo facendo il possibile per diventare un adulto disadattato, da grande. stai facendo il tuo lavoro di bambino, tutto qui.

il concetto è che continui a dirti che con tutta probabilità quella palma non dovrebbe stare lì.

a meno che la palma non lo avesse consapevolmente scelto, ma, come dire, all’epoca mi sembrava improbabile. non ne aveva l’aria. poi credo sia morta. non lo so esattamente, le piante non mi hanno mai parlato volentieri, però dopo un po’ venne estirpata da una motosega, e questo suppongo segni un punto a favore della mia ipotesi.

tutto questo dovrebbe avere una morale, immagino.

tipo che a volte è molto meglio nascondersi nel locale caldaia.



mi serve qualcosa che mi liberi il cervello dalle interferenze.

non provate ad inalare acqua ossigenata: non funziona


mercoledì 26 ottobre 2005

toledo1991® è entrata in sciopero e si rifiuta di partire.
siamo stranamente in sintonia.
stando agli ultimi risultati dei negoziati per sbloccare la trattativa, potrebbe ripristinare la mobilità degli organi controllati dal motorino di avviamento solo a patto di un considerevole innalzamento della temperatura esterna.
del resto lo fa tutti gli anni, in questo periodo.


(segue dibattito fra me e meccanico di fiducia, novembre 2004)
-beh, si potrà pur fare qualcosa
-sì, rottamarla e ridurla ad una valigetta portatile in lamiera
-qualcosa di meno invasivo?
-no.
-…

venerdì 21 ottobre 2005

oggi proprio non è giornata. neanche settimana, se è solo per quello. e anche sulla stagione avrei da ridire.

per evitare scompensi ho tarato il misuratore di emozioni sulla scala brinell.

avrei solo voglia di disgregarmi nell’universo.

mi dà l'idea che i miei atomi farebbero meno danni se facessero di testa loro, invece di aggregarsi intorno ad un unico stupido centro di percezione.

solo che quando ne hanno parlato al corso di smaterializzazione stavo dormendo.

martedì 18 ottobre 2005

il 18 ottobre si festeggia la giornata di kreemer l’anfibio.

nella cosmogonia dogon si narra di un enorme rinoceronte che minacciava di distruggere la cintura di orione (la costellazione, non il prete) con danni incalcolabili per il genere umano. la cintura, come sanno anche i bambini, serve a tenere in vita i pantaloni della galassia, di cui il pianeta terra è un punto dell’imbastitura. se i pantaloni morissero, anche l’imbastitura perirebbe.

per fermare il rinoceronte, kreemer l’anfibio raccontò agli dei una storia così triste che li commosse a tal punto che essi piansero per giorni e giorni, e le loro lacrime inondarono la galassia e resero viscido il percorso del rinoceronte, così che la terra fu sommersa dalle acque, ma kreemer l’anfibio riuscì a portare a termine il suo piano eseguendo un perfetto sgambetto universale che fermò il rinoceronte.

(la storia che kreemer l’anfibio raccontò agli dei non viene riportata perchè è una vicenda assai personale, e a quei tempi esisteva ancora la privacy. occorre anche dire, però, che a quei tempi, gli dei erano assai meno furbi e decisamente più sensibili).

questa vicenda, tramandata a noi dagli scribi, diede origine poi, nelle varie popolazioni indoeuropee ad un mito che avrete certo riconosciuto, ossia quello della cacciata dal paradiso terrestre (gli scribi non sono tanto affidabili come pensate, quando si tratta di tramandare un avvenimento. provate voi a scrivere su delle tavolette di argilla, di cose di cui non capite niente, sottopagati, sotto dettatura di sacerdoti ubriachi)

ne consegue che kreemer l’anfibio, a tutti gli effetti, fu il primo a:

- salvare l’universo dalla distruzione (adesso sapete con chi prendervela)

- influenzare il clima ed il corso naturale delle cose raccontando un paio di balle agli dei (e così nacque la scienza)

- affogare buona parte dei non anfibi (ecco, forse questo è l’unico merito)

- prendere decisioni in maniera unilaterale, dato che se avesse chiesto al rinoceronte, avrebbe scoperto che lui voleva semplicemente liberarsi di alcune fastidiose api.


ma non era questo che volevo dire.

volevo dire che nel giorno di kreemer l’anfibio, io ho un accordo con alcune divinità climatiche per influenzare la situazione metereologica ed adeguarla al mio stato d’animo.

in effetti, piove.

ma pioverebbe comunque, immagino. le divinità climatiche sono assai suscettibili e mi odiano da quella volta che ho rovesciato della birra addosso ad uno di loro all’uscita di un locale, quindi se ne fottono del mio stato d’animo.

come il resto dell’universo, d’altronde.

ne consegue che la cosa dello stato d’animo lascia un po’ il tempo che trova (anche letteralmente, in questo caso).

lunedì 17 ottobre 2005

esercizi di stile
studio # 227
musica per avverbi, porte automatiche e luci soffuse


sono le 20 e 14 di una domenica sera tipica di una stagione che volge lentamente all’autunno inoltrato, una di quelle giornate limpide in cui il clima è piuttosto indulgente con le persone che camminano veloci, in una milano che sta cominciando a diventare irrimediabilmente buia.
se vi trovaste per caso a passare dall’ingresso della metropolitana di porta genova, e precisamente dai gradini che da via casale si immergono nella stazione, potreste osservare una persona scendere piano le scale e avvicinarsi lentamente al distributore automatico di biglietti.
indossa un paio di jeans slavati, una felpa bianca e una giacca scozzese che assomiglia vagamente ad una camicia di un boscaiolo del quebèc.
se solo alzaste lo sguardo per qualche secondo, lo vedreste lasciar passare davanti a sé due ragazzi piuttosto di fretta (non tanto per gentilezza, sembra piuttosto che non abbia granchè fretta, e in tutta onestà, stia pensando ad altro).
potreste vederlo acquistare il biglietto, superare i tornelli e dirigersi verso la banchina in direzione cologno, mentre da sotto arriva il rumore di un treno che si ferma, apre le porte, poi riparte con una sequenza di gesti studiati che avrebbero pure un significato, se solo ci faceste caso.
la persona non accenna ad accelerare il passo, mentre dalle scale sale una piccola folla, una curiosa popolazione notturna che sciama verso le uscite e lo incrocia senza apparentemente accorgersi di lui. 
se aveste tempo da perdere, evitando di scontrarvi con le perone piuttosto distratte che risalgono le scale, lo seguireste al binario quasi deserto, mentre decide di camminare con metodo da un capo all’altro della banchina, con una lentezza quasi esasperante, calibrando il gesto con consapevolezza, sempre uguale a se stesso, trascinando leggermente la suola delle scarpe da ginnastica (quasi nuove, a dire la verità) contro il pavimento ruvido, gomma contro gomma, un rumore ritmico quasi impercettibile ma significativo per un orecchio attento.
il pannello luminoso adesso segna sette minuti di attesa, e potreste osservarlo fare due volte il percorso completo della banchina, apparentemente assorto nel gesto così ripetitivo del camminare, un passo dopo l’altro, semplicemente, nel tempo che lo separa dall’arrivo del treno.
poi, con un rumore improvviso, la vettura di testa sbuca dalla curva, trascinandosi dietro un suono che riempie tutta la stazione e si riverbera sui manifesti delle pubblicità e sui graffiti metropolitani
la persona si ferma, mentre le porte si aprono. dà un’ultima occhiata alla banchina, poi sale sul treno, con un passo deciso, prima che le porte si richiudano di scatto.
mi dispiace, ma voi restate fuori.


fuori fa freddo, e io resto sdraiato a guardare il soffitto nella penombra, mentre dalle casse dello stereo la voce di ani di franco si spalma sulle pareti.
qualsiasi beneficio cerchiate, il soffitto non vi aiuta granchè, ve lo dico per esperienza.
adesso scusate, vado a coibentarmi i centri emotivi

mercoledì 12 ottobre 2005

l’applicazione non risponde.

è in bagno? ha preso un giorno di ferie? non ha una segreteria telefonica?

maleducata. ma dico, rispondi, che ti costa?


ieri, nel freddo di una panchina, disquisivo di procedure con al-khwarizmi

la cosa interessante delle procedure è che bisogna eseguire delle operazioni secondo un ordine, ma è indispensabile capire quale; ad esempio, se quello dei cavalieri di malta non funziona, forse è perchè servono quelli di terracotta.

conoscere le procedure permette di evitare spiacevoli inconvenienti: ad esempio, prima di installare un’espansione di memoria sui neuroni è necessario avere un sistema operativo cerebrale che funzioni, prima di un viaggio astrale è consigliabile acquistare un biglietto in un’agenzia di viaggi astrali*, prima di disquisire di procedure è consigliabile evitare di essere su una panchina al freddo. insomma, come dicono i registi, serve un piano sequenza.

mi sto attrezzando. adoro i piani ben riusciti, come diceva il colonnello steinway.

i sovietici, quelli sì, con i loro bei piani quinquennali. io al limite ho una vaga idea di quello che farò nei prossimi cinque minuti: credo che continuerò a dormire, pare aiuti eventuali insabbiamenti emotivi.

anche voi, fate piano, per favore.


* da non confondere con le compagnie di viaggi a strali, che sono quelle che vi estorcono invettive e maledizioni

lunedì 10 ottobre 2005

john mc dougall, docente di teoria e tecnica della comunicazione presso l’institute of communications research dell’illinois, sostiene che nel linguaggio dei media contemporanei, pubblicità e comunicazione si identificano.

mc dougall ha pubblicato un semplice manuale per pubblicitari (lupetti editore) organizzato in due lezioni, che permetterà anche a voi di raggiungere un sufficiente standard comunicativo nel caso vi dedichiate alla nobile arte del comunicatore di professione.


istruzioni per pubblicitari in due lezioni


lezione 1 (di ciò che è utile)

- fate un’attenta analisi del prodotto che dovete pubblicizzare

- evidenziate il suo peggior difetto

- asserite il contrario


corollario

un prodotto per cui non riscontrate difetti non ha alcun bisogno di essere pubblicizzato


lezione 2 (di ciò che è inutile)

- fate un’attenta analisi del prodotto che dovete pubblicizzare

- constatate che è inutile

- asserite il contrario

giovedì 6 ottobre 2005

al corso pratico di nirvana il maestro cerca di insegnarci a lasciare che l’autocoscienza si scomponga per lasciar posto all’armonia dell’universo.

il concetto è dimenticarsi di sè per acquisire una visione globale dell’interconnessione del tutto. ovviamente ciò impone uno sforzo di autocoscienza, il che è decisamente paradossale per noi occidentali.

ieri ho raggiunto qualche risultato e mi sono dimenticato di me per qualche ora, prima di andarmi a riprendere in un portaombrelli.

sono giorni strani.

anche le notti non sono granchè, per dirla tutta.

il lago si scolora giorno dopo giorno, fino a raggiungere un grigio uniforme che si insinua nei miei pensieri.

a volte la sera accendo il computer solo per mettere ordine fra le cartelle e i neuroni. come un leone isaurico qualsiasi mi accanisco contro le icone del desktop, per evitare l’invasione dello schermo ho adottato una risoluzione onu che ha imposto al monitor una rigorosa delimitazione del territorio.

per ingraziarmi le divinità informatiche, invece, brucio incensi al dio dei server e recito mantra facendo girare ritmicamente la rotella del mouse (il mio è un nobile intento, ma ho come l’impressione che non server).

tutte le sere vado sul sito www.connessionineuronali.com provo a scaricare l’upgrade del kit salvaneuroni 2.0, con scarsissimi risultati.

nel frattempo edward de bono mi guarda storto da dietro la finestra del bagno, io fingo di ignorarlo finchè non se ne va da un uscita laterale. poi, prima di andare a dormire, metto sullo stereo il concerto L 22 per grattuggia e macchina per scrivere, live in riazzino (ch), diretto da sandor krebbs

martedì 4 ottobre 2005

per testare un nuovo detersivo, nel weekend sperimento innovative tecniche di lavaggio.

la più trendy in questo periodo prevede di salire su un treno indossando indumenti completamente bagnati, cospargersi di sapone liquido, attendere pazientemente in ammollo per un paio d’ore, e scendere dal treno due ore dopo per il risciacquo completo.

pare funzioni ottimamente, non vi resta che provare.

nonostante numerose invocazioni a divinità (ora me ne rendo conto) del tutto sbagliate, continua a piovere.

oltretutto, a meno che gli svizzeri non stiano organizzando i mondiali di escursione alpina su zucchero a velo, o, in alternativa, una famosa ditta produttrice di pandoro abbia deciso di lanciare su grande scala la campagna pubblicitaria per il natale 2005, c’è della neve sulle montagne al di là del lago. la cosa mi lascia perplesso.

alcuni animali, con l’arrivo del freddo, si chiudono in casa e dormono. altri svernano gratuitamente in luoghi caldi.

gli esseri umani hanno inventato il cappotto e il riscaldamento a pagamento, così da poter lavorare anche d’inverno.

ora, da un punto di vista strettamente razionale, perchè molte persone si ostinano a sostenere che siamo la specie più evoluta del pianeta?


ultim’ora

aperto in sicilia il primo parco divertimenti per felini domestici, si chiamerà gattoparco.