lunedì 30 gennaio 2006

provo a respirare e sento un vago odore di primavera.

il pannello luminoso che ho di fronte sostiene che a) ci siano 15 gradi, e b) tutto vada mediamente bene.

a me verrebbe da ringraziarlo, quel pannello luminoso, non fosse che sto esattamente a 673,6 km dal luogo che chiamo “casa” e l’opzione “b” sappia un po’ di fregatura.

in serata rientro verso altre infauste latitudini, arrivo a casa e metto sullo stereo il v concerto brandeburghese nella partitura per oboe e lavandino con miscelatore.

in tutto questo, mi hanno ridato la tessera del bancomat. solo che in ossequio al dio trghelgh, il monitor dello sportello bancomat trasmetteva una televendita del rotowash.

ecco, io questa cosa dello sportello bancomat fuori servizio per assenza di collegamento non la capisco granchè.

voglio dire, quando mi cercano per debiti, io mi sento legittimato a rispondere “sono spiacente, il collegamento con il mio cervello è momentaneamente assente per motivi tecnici”.


ultim’ora

secondo una recente ricerca di arnoldo cameri, docente di fisica alla pontificia università del vaticano, è stato dimostrato che spazio e tempo sono relativi all’osservatore romano.

mercoledì 25 gennaio 2006

oggi sono impegnato in una missione piuttosto complessa: produrre una quantità di stampe inutili in cinque copie in modo da deforestare una rilevante porzione di territorio alpino, o quantomeno il canton vaud.

adoro i lavori di routine. alla fine, sapere di contribuire all‘estinzione delle foreste svizzere ti calma i nervi.

ne ho bisogno.

sono uscito stamattina scavalcando tre inuit che giocavano a rialzo sul portone di casa, e tutto lasciava presagire una tranquilla e rilassante giornata invernale.

e invece trghelgh*, ha scatenato un‘offensiva in grande stile:

- i criceti del pc di casa sono entrati in sciopero e il computer adesso è governato da una cooperativa rumena che ha preso in ostaggio il modem;

- il lettore mp3 è omertoso e sostiene che i 450 mega di file che ho pazientemente selezionato e copiato al suo interno non esistono;

- splinder ha deciso di potenziare il servizio, il che significa che se prima avevo qualche possibilità che funzionasse con il browser dell‘ufficio (una versione avanzata di quello dell‘eniac) adesso non ho più nessuna speranza;

- word ha comunicato tramite il suo ufficio stampa che oggi è il giorno del quinto mistero della punteggiatura, in cui si contempla solo l‘apostrofo al contrario.

potrei continuare, ma poi va a finire che mi deprimo.

come soluzione d‘emergenza, mi sono travestito da pittore del tardo 400 e ho prodotto una teoria di madonne, ottenendo risultati poco significativi.

deciso a dare battaglia a trghelgh (o almeno imparare come si pronuncia), ho convocato i protagonisti della guerra di secessione, il generale lee e il generale qui, per discutere di strategia militare.


*il dio della tecnologia che mi odia da quando inavvertitamente gli ho investito il cane. che poi mica è colpa mia, è il cane che si voleva suicidare perchè si è reso conto che il padrone è un cretino (che è anche uno dei motivi per cui è meglio che io non abbia un cane)


martedì 24 gennaio 2006

esercizi di stile # 264
iscrizione al concorso “rorty 2006”


ciao amici uligani,
visto che sto più o meno cazzeggiando su un portatile con la sincope e mi sono ritagliato un paio di minuti di libertà da winmine (che adesso si chiama prato fiorito, ignoro per quale oscura strategia di marketing), pinball e solitario, il gioco di windows che provoca più compulsione e attacchi epilettici di doom 2, visto anche che l’associazione protezione animali mi ha diffidato dal prendere a palle di neve le alci (e altri animali come struzzo, alcestruzzo, pollo di fiume che pure quello è molto buono(1)), visto che sono da solo in ufficio e mi connetterò ad internet a sgamo, ma per poco tempo onde evitare che mi si scopra al momento del ricevimento della bolletta, e soprattutto visto che omissis(2) mi ha chiamato ieri sera per dirmi che sarebbe lieto di organizzare una cena a casa sua per sabato prossimo (sempre che riesca a spedire la sua coinquilina a la spezia o in qualunque altro posto nell’universo disponibile ad accoglierla), ma ancora di più visto che sto cercando di allungare il più possibile questa serie di subordinate al solo scopo di creare il periodo più squilibrato che si sia mai visto sulla faccia della terra (nel senso dell’analisi logica del testo, non certo in senso storico, che già ce la caviamo più che bene) e quindi vincere il primo premio al concorso “rorty” per la frase principale più ritardata della letteratura italiana, consistente in una fornitura vitalizia di graffette da ufficio e un sottobicchiere gentilmente offerto dalla birra zipfer, la birra più orrenda che sia mai scesa da una spina non elettrica dopo la calanda brau, nella speranza che il fiato non vi venga a mancare proprio ora nel caso stiate leggendo ad alta voce (in caso contrario vi sconsiglio vivamente di farlo, potrei anche dimenticarmi di inserire alcune virgole solo per vedervi boccheggiare e stramazzare al suolo portando con voi il mouse sotto lo sguardo sbigottito dei colleghi), grato per la vostra attenzione che ora, me ne rendo conto, sta venendo rapidamente a mancare, *invio questa mail* in modo che tutti vedano gli indirizzi di tutti, e il cerchio si chiuda (sempre che qualcuno l’avesse aperto prima).
baci, abbracci, e altri gesti d’affetto

(1) op. cit.
(2) non vedo perchè uno non possa avere un amico che si chiama omissis (n.d.a.)

giovedì 19 gennaio 2006

a metà mattina, mentre sono impegnato a spiegare ad un muro esterno perchè sarebbe meglio per lui essere attaccato ad un solaio invece di fluttuare in giro per i fatti suoi, mi telefona in ufficio il truccatore preferito di george romero. vuole sapere se ho brevettato il colore delle mie occhiaie, oppure può usarlo a piacere nel suo prossimo film “zombie vs impiegati del catasto”.
(nel primo film “logica zombienaria”, il protagonista è un giovane logico di formazione aristotelica che sconfigge gli zombie convincendoli che, secondo i principii della logica formale, tutti gli uomini o sono vivi, oppure sono morti: tertium non datur. di conseguenza quasi tutti gli zombie ritornano nelle tombe, tranne qualcuno che trova un buon compromesso adattandosi a lavorare come impiegato al catasto.
nel secondo film gli impiegati-zombie iniziano ad uccidere i cittadini costringendoli a leggere protocolli di visure catastali, e l’unico modo di fermarli è richiamare in vita gli zombie-zombie e far scoppiare una lotta fratricida).
in pausa pranzo cerco di contattare alcuni editori per proporre una guida michelin sui bagni dei locali pubblici di milano e roma che dovrebbe intitolarsi veni vidi wc™, con scarsissimi risultati.
cioè, secondo me sarebbe davvero un successo editoriale, ma appena racconto il motivo per cui chiamo, inspiegabilmente si rifiutano di passarmi l’editore.
poi, per riprendermi dalla delusione, gioco a scacchi contro un computer tarato sul livello di difficoltà “bambino con disturbi cognitivi e gravi problemi di apprendimento”. ho perso in 22 mosse.
verso sera, mentre torno a casa, rischio di tamponare una subaru targata appenzello interno che ha deciso che la velocità di crociera turistica in riva al lago non può superare i 30 km/h, forse anche perchè nel baule ha un cane che abbaia a tutto ciò che si muove (cioè, se stai su un auto, è facile che quasi tutto intorno a te si muova) picchiando violentemente il muso sul parabrezza, giusto per sfogare quello spirto terrier ch’entro gli rugge.
alla fine sono arrivato a casa e volevo chiudermi nell’armadio, ma era occupato e ho dovuto ripiegare sulla lavastoviglie. quando mi sono reso conto che io a casa non ho una lavastoviglie, era troppo tardi.

del perchè gli amici ti amano (part iii)

a : - senti, quello mi ha scritto di nuovo, mi sa che ci sta provando.
io: - dovresti scrivergli una risposta adeguata.
a : - sì, ma che tenore dovrebbe avere?
io: - boh, penso che pavarotti potrebbe andare.
a : - sei un cretino.

mercoledì 18 gennaio 2006

ho il blog fuori sincrono.
credo dipenda dal cervello.


sogni, sintomi e distanze
a mail to p.

i brutti sogni non mi piacciono per niente, e allora ti scrivo.
detto così suona un po’ incongruente, ma adesso ti spiego e poi tu capisci (questa fiducia, credere sempre che quando tu spieghi una cosa poi l’altro capisce, questa cosa ingenua me la porto dietro da quando ero bambino).
non lo so, è che io ai brutti sogni mica ci sono abituato.
che nei sogni succedono delle cose che mi sembrano vere, e non riesco più a distinguere la differenza. forse è per quello che non me li ricordo mai, voglio dire, la vita da sveglio basta e avanza.
poi succede che i brutti sogni mi fanno pensare, e pensare è una cosa che a volte fa bene, ma a volte mica tanto, e siccome poi nel sogno c’eri anche tu, e adesso io mica mi ricordo bene cosa succedeva, so solo che stavo male, ero triste ed ero anche arrabbiato, e insomma, non sono bravo a gestire i sogni, che poi mi sveglio in ritardo perchè non suona la sveglia e mi resta addosso quella sensazione di sapere che stai male ma non ricordi perchè, e mi sembra stupido, perchè uno non dovrebbe stare male per le cose che stanno solo nella sua testa, ma poi se ci pensi bene, alla fine quasi tutto sta solo nella tua testa, e allora non dovresti stare male mai.
e forse ho fatto questo sogno perchè mi sono reso conto che ti devo dire delle cose, ma non trovo mai il modo di farlo perchè siamo lontani, (cioè, può essere che abbia fatto questo sogno perchè sapevo che ti dovevo parlare, ma ancora non ho capito perchè me lo sono ricordato, che io non me li ricordo davvero mai, i sogni) e insomma, alla fine ho deciso che ti scrivo, perchè i brutti sogni non mi piacciono (così si capisce la frase che ho scritto all’inizio).

lunedì 16 gennaio 2006

alcune cose che ho imparato oggi:

- se si fissa un monitor accesso senza interagire con esso per un
rilevante periodo di tempo, il fatto che improvvisamente lo schermo
passi in modalità economica virando completamente al nero, può
rappresentare un grosso shock. questo per dire che lo stress emotivo è
sempre dietro l'angolo.
- dovrei imparare a guardarmi dentro, ma non ho molta dimestichezza
con il bisturi
- nessuno dovrebbe sottovalutare un coniglio

ultim'ora
secondo una recente ricerca di georg krapfenberg, docente di fisica
quantistica all'università di ginevra, il fatto che i comportamenti di
alcune particelle in particolari condizioni siano per definizione
inosservabili è dovuto al motivo che, a livello quantistico, è ancora
ben chiaro il concetto di privacy.

venerdì 13 gennaio 2006

1. del perchè il mondo dell’editoria mi è ostile*


dovrei davvero provare a fare lo scrittore?

ho scritto il mio primo romanzo mentre lavoravo come fattorino da un commercialista, e l’ho stampato sul retro dei fogli di brutta che lui usava per calcolare il 730 di un dentista di milano.

ho capito che non sarebbe mai stato pubblicato quando tutti gli editori a cui l’avevo mandato cominciarono a tempestarmi di telefonate.

volevano il numero del commercialista.


* che io sarei bravo a fare il correttore di bozze, il redattore, il consulente editoriale, l’organizzatore di eventi letterari. adoro leggere, odio lavorare ed ho una spiccata predisposizione per il buffet.




2. del perchè gli amici ti amano (part ii)


f: stasera c’è un freddo fottuto

io: ci sono stati freddi peggiori

f: ad esempio?

io: beh, freddi krueger

f: sei un cretino

mercoledì 11 gennaio 2006

ho passato metà serata a litigare con il dio dei mail server, per banali questioni di parcheggio.

questo perchè ancora non avevo letto il secondo libro di jan lubitsch altri grossi errori da evitare per una vita serena, che mi avrebbe evitato alcune spiacevoli conseguenze.

il mio pc, invece, è infestato da presenze inquietanti, eliminabili solo con una formattazione a basso livello, o, in alternativa, un riorientamento gestaltico prodotto da grosso bastone nodoso.

io e il mio pc tendiamo ad identificarci, ultimamente.

secondo il mio nuovo terapista (un suricato che è giunto al quarto dan della scala dei consulenti psicologici: pista, megapista, gigapista e terapista), oltre al feng shui applicato ai neuroni, dovrei iniziare a considerare un approccio psicologico alla teoria del caos: dietro la confusione si nasconde un ordine ancora più complesso; ma la ricerca di quest’ordine, inevitabilmente, genera ulteriore confusione, che si riduce ad un ordine di una complessità ancora maggiore, e così via, fino alla fine dei tempi. o almeno fino alla fine dei tempi regolamentari.

in tutto questo, giurerei di aver visto stefano tempier in mezzo al pubblico che strizzava l’occhio alla telecamera durante una trasmissione sportiva.


consigli di lettura

il professor rupert spencer, docente di antropologia culturale presso la oxford university, ha recentemente pubblicato un trattato sulle conversione delle popolazioni arcadiche, anticamente legate ai culti del dio caprone suonatore di flauto, divinità dei boschi, della molteplicità e dell’unità cosmica della natura.

secondo la teoria di spencer, quelle popolazioni si trovavano ad attraversare un periodo di carestia e si convertirono per riconoscenza nei confronti degli evangelizzatori cristiani che provvidero a sfamarli; la conversioni di massa viene quindi propiziata da fattori socio economici che esulano da quelli meramente spirituali.

il saggio si intitola “rendere pan per focaccia”, ed è pubblicato da apogeo.

lunedì 9 gennaio 2006

il 3 gennaio stavo partendo per una dimensione più consona alle mie facoltà mentali, da queste parti soffiava il föhn, e sembrava quasi che le temperature si decidessero ad alzarsi di qualche grado.

sono tornato oggi, e si gela. immagino sia saltata la corrente.

io sono rientrato in ufficio piuttosto confuso sulle domande fondamentali della vita (la borghesiana si chiama così perchè l’ha inventata j.l. borges? c’è qualche lavoro più creativo del capo ufficio stampa di trenitalia? perchè sono rientrato in ufficio?) anche se ho interiorizzato l’evangelica consapevolezza che non si vive di solo pane e philadelphia, o, quantomeno, che la monoalimentazione è una pratica poco equilibrata.

ne parlavo giusto ieri con il colonnello sanders all’incontro per il rinnovo della tessera annuale del club dei salati di mente, sull’intercity roma-milano delle 12.47, prima di affrontare l’annoso problema delle differenze strutturali fra baden baden e baden powell.

alla fine, mentre camminavo di notte su marciapiedi ghiacciati, tornando verso casa, mi ha preso qualcosa di molto simile alla nostalgia.


cose urgenti da fare

- non ricordo

- non ricordo

- diventare un criceto



(il problema dell’intercity, apparentemente, era che gli scompartimenti, il corridoio, e i bagni delle carrozze fossero intasati di persone e bagagli, tanto da rendere impossibile qualsiasi movimento.

certo, nei periodi di festività e ponti, esisterebbero soluzioni vecchie e non definitive come: aumentare il numero degli intercity (ma bisognerebbe pagare per avere delle motrici disponibili e ridisegnare l’intera struttura degli incroci); aumentare il numero delle carrozze (ma, analogamente, bisognerebbe pagare per avere più carrozze disponibili); non vendere più di tanti biglietti (ma si lascerebbe la gente a piedi e si perderebbero grossi incassi); eliminare qualche eurostar a favore degli intercity (ma allora che abbiamo investito a fare nella modernizzazione del paese?).

invece è molto più intelligente e funzionale affrontare il problema da un corretto punto di vista scientifico.

considerando infatti la dimostrata relatività generale di einstein, tempo e spazio sono relativi all’osservatore: con l’aumentare della velocità, lo spazio tende a contrarsi.

ora, si capisce che l’unico modo di farci viaggiare più comodi fosse arrivare a milano con due ore di ritardo.

questo potrebbe anche far capire agli ambientalisti che l’alta velocità, per non trasformarsi in un investimento sbagliato, ha realmente bisogno di spazio


martedì 3 gennaio 2006

l’universo non è fatto solo di connessioni molecolari così macroscopiche da essere visibili. quindi smettetela di dire che parlo da solo.

lunedì 2 gennaio 2006