mercoledì 21 gennaio 2009

io e il gatto disquisiamo di controfattuali* e del ruolo dell’ordalia nella cultura medievale (sebbene alcuni ambienti cattolici dell’epoca avessero un concetto tutto loro di ordalia: ti legavano mani e piedi e ti buttavano in mare con una pietra al collo. se sopravvivevi era perché dio aveva deciso che dovevi morire sul rogo) quando una divinità locale appare sul balcone dell’ufficio sotto forma di germano reale (da non confondere con il germano irreale che invece non appare proprio).

il gatto decide che ha un impegno improrogabile che molto probabilmente ha a che fare con delle crocchette al salmone.

rimaniamo io e il germano reale, a guardarci in silenzio, almeno fino a che lui non decide di parlare.



- non hai l’impressione di stare sprecando la tua vita?

- no, ho più l’impressione di stare parlando con un germano reale. a meno che parlare con un germano reale significhi sprecare la propria vita, in tal caso, può essere che tu abbia ragione

- …

- …

- uno dovrebbe cercare di sfruttare i talenti che ha

- ecco. giusto. io sono bravissimo a dormire. del resto, come diceva sempre mio zio, da un grande podere derivano grandi responsabilità contadine.

- …

- eh, non è che si può star sempre a sentire cosa dicono i parenti


alla fine lo blocco con una presa elson e prima che possa riprendersi lo scaravento giù dal balcone.

poi per ripicca resto in ufficio fino a tardi a contare le telefonate intelligenti (voglio dire, per ora nessuna, ma nel caso sono pronto) e a meditare il suicidio tramite hearts



*alcuni probabili esempi di risposte controfattuali dal punto di vista storico


- il dado è tratto

- sì, il brodo dovrebbe venire bene


- quante divisioni ha il papa?

- boh, nella religione cattolica una volta andavano più di moda le moltiplicazioni


- voi suonate le vostre trombe che noi suoneremo le nostre campane

- non so che studi armonici lei abbia fatto, ma se invece delle campane aveste trombone e sax almeno verrebbe fuori una sezione fiati decente


- vile, tu uccidi un uomo morto

- figata, un uomo morto parlante. praticamente uno zombie


- la guardia muore ma non si arrende

- ma chi, fiorello?


martedì 13 gennaio 2009

mi sveglio e il mio collo ha la gioiosa mobilità di un paracarro, e non è il modo migliore per iniziare la giornata, ammettiamolo.

verso sera, dopo un risotto anti-ufi* una magnum di 3 litri di sangiovese, una bottiglia di gutturnio e una di bombay, la mobilità del mio collo non è affatto migliorata, però in effetti sono più felice.

il mattino dopo, mentre cerco di raschiare il ghiaccio dal parabrezza di una macchina ottenuta in prestito**, rovinando la pista di holiday on ice di alcuni gabbiani di lago dal temperamento artistico, rifletto sul rimedio che conviene adottare per ritrovare una mobilità articolare che mi permetta movimenti un po’ più ariosi di quelli di lerch della famiglia addams: il massaggio dei boschi (il ghiro pratico) il rimedio del ristoratore croato (oste a opatjia), il massaggiatore sardo (efisio terapista), una gita a lourdes, o un più economico ricorso alle droghe leggere (tipo un cocktail di nimesulide in funzione miorilassante, riecheggiando il motto: fatti, non parole).

la sera torno a casa, evito di andare al corso di divinazione tramite l’interpretazione delle vibrazioni del frigorifero e mi metto a disegnare crop circle sul tappetino del bagno, almeno fino a quando i muscoli cervicali non decidono che è meglio farmi svenire sul pavimento.



* gli ufi odiano il risotto, è un dato di fatto. potete anche trovarne conferma nel manuale “aglio, amuleti ed altri rimedi contro le specie sgradite come ufi crudeli, arpie e giornalisti televisivi italiani” di alexander pernenbrod edito da theoria.

** la mia, nel caso ve lo foste scordato, è ancora un ammasso di lamiere che un’equipe di psicologi clinici illuminati sta usando come rorschach per meccanici

lunedì 5 gennaio 2009

chi ha deciso quando finisce un anno? no, voglio dire, perché l’anno finisce alla mezzanotte del 31 dicembre e non, per dire, il pomeriggio del 13 aprile, che ha anche l’indubbio vantaggio che il clima è con tutta probabilità leggermente più caldo e se a qualcuno va di festeggiare in piazza (non ho idea del perché dovrebbe, ma so che qualcuno lo fa) non diventa una statua di ghiaccio? cos’è, un complotto dei paesi dell’emisfero sud?

ad ogni modo io il 2 gennaio mi sono alzato all’alba per andare in ufficio a disegnare delle piante (non so, dei ficus credo, o qualcosa di simile).

esco di casa e mi incammino (io avrei preso la macchina, ma in questo momento, nel caso ve lo siate dimenticato, c’è un signore che con i pezzi di quello che resta della mia macchina ci sta giocando a tetris) verso l’ufficio, mentre intorno a me c’è temperatura che ricorda da vicino quella di una ghiacciaia, o il trailer della marcia dei pinguini. il fatto che io sia vestito come l’omino michelin e tenda a scivolare sul ghiaccio dà un tocco di sobrietà all’intera scena.

arrivo in ufficio e cerco di aprire la porta con le chiavi di casa.

inspiegabilmente non si apre.

quando mi rendo conto che in effetti sto usando l’unico mazzo di chiavi che mi sono portato e che, incidentalmente, non contiene le chiavi dell’ufficio, essendo un esperto di problem solving provo ad adottare alcune soluzioni alternative.

nell’ordine:

a) provo a chiamare il gatto, ma evidentemente è in ferie;

b) provo ad aprire con mezzi di fortuna ma realizzo che sono portato per un sacco di lavori intelligenti tipo il disoccupato, l’uomo semaforo, la scimmia urlatrice, il collaudatore di materassi, la controfigura di un’ameba, il blogger, il dirigente di trenitalia (no, vabbè, il dirigente di trenitalia no: a tutto c’è un limite), ma non ho davanti una brillante carriera come ladro di appartamento;

c) provo ad intimorire la porta giocandomi l’intero bonus di bestemmie del 2010 (quelle del 2009 le ho usate la settimana scorsa per la macchina) ma quella mi ignora;

d) chiamo il soccorso ufi, ma mi risponde una segreteria telefonica che mi informa che visto che la specie homo sapiens può ricevere informazioni dal 3 al 7 gennaio del 2047, o in alternativa rivolgersi ad una specie più intelligente, tipo arvicola amphibius, che pare sia disponibile per delle ripetizioni, ma in ogni caso dopo le festività.

f) aspetto il capo, che forse arriva, ma non è detto che lo faccia prima delle 11;

e) torno a casa a prendere le chiavi.

quando finalmente arrivo in ufficio c’è già il capo che mi guarda come se avessi la faccia di chi ha sbagliato candeggio.

io mi siedo e inizio a disegnare sul computer.

dopo un po’ l’accendo anche.