mercoledì 17 novembre 2010

a volte sento le voci come giovanna d’arco e suo fratello donnie. sentire le voci non è tanto male, significa che non sei ancora sordo. anche se poi le voci mica sempre dicono cose interessanti. mai che una voce ti spieghi le influenze del platonismo nella ricerca di una teoria del tutto, per dire.
fra le altre cose piove, ed è piuttosto fastidioso perché sono dentro casa e piove anche qui.
ho chiamato un lattoniere ma mi ha risposto che non sa dirmi il giorno preciso di quando verrà a vedere il problema perché non gli è ancora arrivata l’agenda del 2015. io intercedo per lui presso alcune divinità a caso e poi mi avvio verso l’ufficio.
prima di arrivare litigo con un ascensore dotato di libero arbitrio o di senso dell’umorismo (si attiva spontaneamente non appena uno apre una porta, ma si ferma sempre sul piano sbagliato) che ha appena fagocitato un sacchetto pieno di formaggi. quindi è anche possibile che all’interno si nasconda uno gnomo della montagna (gli gnomi della montagna sono ghiotti di formaggi e amano nascondersi negli ascensori dove a volte intrattengono i passeggeri con amenità riguardanti il tempo atomosferico, travestiti da manovratori. da non confondere con gli gnomoni che invece sono degli gnomi molto cresciuti che si nascondono nelle meridiane).
chiamo il servizio disinfestazione ascensori ma mi rispondono che ho più probabilità se insisto con il lattoniere.
quando ormai è buio esco dall’ufficio, monto la placca del pioneer sulla mia autoradio e torno verso casa.
non appena entro in doccia le piastrelle del bagno cominciano a muoversi su uno schema che ricalca il preludio della suite n. 1 per violoncello solo e io ne annoto il comportamento secondo il sistema di protocolli di carnap sperando di ricavarne una teoria del tutto (o per lo meno, di una buona parte).
se non avete idea di come sia possibile scrivere quando si è sotto la doccia, sappiate che è facilissimo, basta non aprire l’acqua, il che è oltremodo comodo, specie se uno non si è tolto i vestiti prima.


consigli per gli acquisti (per quelli che contano: 21)

giusto per affrontare un certo discorso, quando uno passa un’estate tranquilla a leggersi robert pirsig (ma con calma e metodo) perché mai dovrebbe volersi distrarre allo stand annuale dell’aragosta gigante fra lampade sparse e sedie di plastica color ocra isterico (ben nettate, per carità) importate da tanti grossisti smaccatamente entusiasti della confusione endemica?
non serve trovare l’antro della sibilla per capire che uno ha di meglio da fare, tipo concentrarsi per scrivere pamphlet per cooperare con, ad esempio, la salvaguardia del pellicano da riporto o il divieto di importazione di mugs negli uffici. se proprio uno volesse lungamente distrarsi potrebbe passare il tempo in un frullatore, o, al limite, migrare verso altri lidl.

giovedì 4 novembre 2010

ero in un bar della settima dimensione intento a considerare il concetto di cornetto antisfiga (io suppongo sia quello che va pucciato nel cappuccino antisfiga) quando avverto gli effetti di un campo di forza (antonello forza è un contadino di gerra verzasca (ti) in contatto con gli ufi) e mi ritrovo in ufficio, mentre fuori c’è un clima gioioso come in un film di kaurismaki e una quantità di luce che puoi contare i fotoni sulle punte delle dita (solo che sulla punta di un dito ci stanno moltissimi fotoni ed è un casino contarli tutti. alla fine ho lasciato perdere).
il pomeriggio mi trovo a disquisire con il gatto di numeri immaginari (sono quelli che usi per contare gli amici immaginari) che servono a formare i numeri complessi (alcuni esempi di numeri complessi: u2, level42, b52, ub40) che a loro volta servono per definire l’insieme di mandelbrot (che è fondamentale perché quando ti muore un mandelbrot ne hai altri a disposizione).
la discussione verteva essenzialmente su determinismo, libero arbitrio, teoria del caos e meccanica quantistica: il problema era capire perché, in un mondo razionale e matematicamente descrivibile, alcuni atomi dovrebbero volersi combinare in modo da ottenere un dirigente di trenitalia.
verso sera torno a casa, saluto martina navratilova, metto sullo stereo il concerto f16 per stendipanni elettrico, viola del pensiero e turboreattore pratt & witney, poi mi chiudo nel freezer (avrei potuto evitare, che la temperatura è uguale a quella fuori, ma mi sento più sicuro).

disclaimer: nessuna parentesi è stata molestata per scrivere questo post; un team di esperti ha in programma delle sedute di debriefing per le parentesi che ne faranno richiesta. qualcuno ha picchiato una virgola, quello sì.