giovedì 28 aprile 2011

-maestro, esistono certezze a questo mondo?
-le cose non sono quello che sembrano
-confucio?
-no, mary poppins


mary poppins di amedeo w. minghi*

ne "il bastone e la garrota", saggio sulle dittature militari del xx secolo, il professor kranckel avanza l'ipotesi che la manipolazione tramite incentivi che sembrano dare appagamento immediato (basta un poco di zucchero e la pillola va giù) ma che a lungo andare possono incidere sull'organismo e causare pericolose patologie (come carie, o diabete) sia un'evoluzione del ricatto politico a scopo intimidatorio (basta un poco di olio di ricino e la pillola va giù). mary poppins attrae l’immaginario comune dell’anarco-libertarismo per demitizzarlo, destrutturarlo, disinnescare il potenziale rivoluzionario e trasformarlo in una fruizione passiva del divertissement fine a se stesso.
la stessa interpretazione è quella di neil postman in "divertirsi da morire", per il quale forme di intrattenimento contengono prodromi di persuasione occulta molto potenti a livello sociale per cui il contenuto mitopoietico viene deviato dall’accezione più squisitamente popolare (nel senso lato del termine, ossia ciò che appartiene al popolo) e creativa e viene invece utilizzato in funzione di controllo.
altre tecniche di manipolazione e/o tecniche di addestramento che fanno di mary poppins un precursore di pavlov o addirittura di bandler & grinder, la collocherebbero politicamente in un milieu idealista e quindi incline alle svolte autoritarie, come confermerebbero le preoccupazioni per l’ordine, il dover trovare un posto alle cose, e assicurarsi che tutto resti nel rasserenante status quo organizzato dall’alto.
un'analisi marxista viene invece avanzata da jean ricoeur (cugino del più famoso paul) che mette l'accento sulla vicinanza emotiva con gli spazzacamini, e che ipotizza una futura rivolta classista (laddove kranckel invece fa osservare che in tutto l'arco della produzione letteraria della poppins non v'è traccia di accenno alla rivoluzione, poiché tutto deve avere un suo posto ed ognuno deve accettare il proprio ruolo da svolgere all'interno della società).
il professor johnson, con cui abbiamo collaborato più volte e recentemente intervistato a margine del convegno “attivismo situazionista e la paralisi politica da berlinguer al gabibbo” nel suo saggio "mary had a lamb" (che stiamo traducendo in italiano) sostiene che la dura analisi contro il valore del denaro riconduca mary poppins alle tematiche dell'anarco-utopismo di fine ottocento e male si incastri con la critica al plusvalore di stampo marxista, ma questo non escluderebbe un possibile avvicinamento alle ideologie fasciste riconoscibili nella corrente che durante il ventennio prende il nome di destra sociale.
di recente intervistata sul tema, mary poppins ha dichiarato di aver aderito in gioventù al socialismo riformatore di stampo moderato, e che probabilmente questo è uno dei motivi del suo successo a hollywood in giovane età. ma sappiamo che spesso il diretto interessato, proprio perché non ha una visione d’insieme ma vive l’evento, per così dire, da dentro, non è attendibile riguardo alle motivazioni sociali che lo muovono.
altre scuole di pensiero hanno avanzato invece l'ipotesi che mary poppins seguisse un'impostazione vicina alle filosofie orientali, occupandosi più della spiritualità che non dell'interesse materiale; "entrare nel quadro" sarebbe una delle metafore usate da alcuni maestri orientali per indicare l'espressione dello squarciare il velo di maya.
questa è anche l'interpretazione del maestro di smaterializzazione della scuola taoista di viganello (ch), come si evince dal dialogo pubblicato su friendfeed il mese scorso che abbiamo messo all’inizio di questo scritto.

* amedeo w. minghi è l’ultima release degli amedeo minghi, un collettivo di scrittori nato dall’esperienza del centro sociale “eric gerets” di tesserete e in seguito alla base dei più effervescenti movimenti culturali del basso ceneri. del movimento ricordiamo il saggio “forma e sostanza stupefacente” a firma amedeo c. minghi e “analisi strutturalista da althusser a zio paperone” di amedeo f. minghi


mercoledì 6 aprile 2011

la temperatura esterna al mattino è ancora molto simile a quella di vladivostock in un gioioso pomeriggio di gennaio, ma alcuni squilibri nella forza (e un’escursione termica* degna del deserto del gobi) suggeriscono ci sia aria di primavera.
si percepiscono frammenti di dialoghi in switzerdütch, una frangia separatista delle mie tonsille ha chiesto asilo politico in nepal, gli scoiattoli zampettano sulle betulle e io aspiro al raggiungimento dell’atarassia, uno stile di vita uguale a quello delle piante, ma con molto meno clorofilla.
solo che non ho mai visto una pianta arrivare in ufficio al mattino (neanche alla sera, a dire la verità), e ci sarà un motivo (essenzialmente perché spostare una pianta spesso è una seccatura).
sulle scale incontro martin lutero con un taglio di capelli vokuhila (a sua discolpa posso dire che capisco come possa sentirsi uno che scrive 95 tesi a wittenberg e non gli danno neanche una laurea) che vuole informazioni per un sit-in di protesta da tenersi di fronte ad una bancarella di abbigliamento del mercato.
disquisiamo brevemente sul tema della salvezza per fede (nonostante quello che sembri, non è politica contemporanea né un’analisi della parte bassa della classifica di seria a) poi gli indico una strada sbagliata.
verso sera, io e martina navratilova riflettiamo sulla natura della realtà. alcune teorie sostengono che la realtà sia continua, altre scuole di pensiero affermano che la realtà è discreta; secondo noi non ci sono prove che la realtà sia continua, ma ce ne sono moltissime che indicano che la realtà è decisamente invadente.
poi passiamo ai concetti di retroazione (il passaggio indietro al portiere**), effetto droste e torre di hanoi, prima di svenire sul tappeto***

* un escursione termica è quando vai a camminare in montagna con addosso un calorifero
** quello per cui ieri sera un tedesco tarantolato urlava senza tregua eigentor
*** da cui il detto “hanoi non interessa”