giovedì 29 dicembre 2011

stavo disquisendo con degli gnomi per problemi di parcheggio (per lo meno fino a quando uno gnomo non ha tirato fuori rum (50%), succo di limone (25%), granatina (25%), mezza fetta di lime e poi ha shakerato il tutto con il ghiaccio del parabrezza) quando un criceto travestito da jean baudrillard mi invita a una gita negli gli universi supplementari (sono quelli che iniziano quando finiscono gli universi regolamentari) con la scusa che sono uno dei suoi tre pensatori di riferimento. il vantaggio è che ne ho altri due a cui dare la colpa.
festeggio con una caratteristica coincidanza (è una danza tipica di quando ti succedono due cose carine contemporaneamente: mi è successo solo un’altra volta, quando andavo alle elementari: ho vinto un pesce rosso al luna park e nessuno voleva picchiarmi).
la sera mi infilo in una taverna di asgaard cercando di evitare di inciampare nel solito gradino all’ingresso (è quella che io chiamo ‘soglia di attenzione’) e provo ad insegnare la briscola chiamata ad alcuni semidei di passaggio, con scarsissimi risultati.
per chi se lo chiedesse, un semidio, tecnicamente, è un'entità cui ti rivolgi quando hai bisogno di una risposta che fatichi ad ottenere. tipo il call center di wind.
invece un semidio di passaggio è uno a cui piace stare a centrocampo.
ad ogni modo è molto complicato giocare più di una mano per sera perché abbiamo solo una matita e un foglietto e, in base a complicate gerarchie da semidei, tutti e quattro pretendono di avere la priorità di segnare i punti.
io ordino una birra, mi faccio crescere i deadlock e mi metto comodo ad aspettare.
praticamente è la storia della mia vita

giovedì 22 dicembre 2011

si sta avvicinando la festività della nascita del sole (credo dica molto sull’attitudine degli esseri umani: quando viene buio alle tre del pomeriggio e intorno a te tutto sta ghiacciando, tu festeggi il sole e la vittoria della luce sulle tenebre perché fra quattro mesi può essere che arrivi il caldo; una logica ineccepibile).
da quanto ho capito io il sole è un palestinese biondo nato una notte di dicembre mentre fuori c’era: la neve, i pini con sopra le bacche rosse, un vichingo del polo nord che cavalca una slitta volante trainata da renne, tre re dell’africa che pedinavano una cometa e alcuni pastori che credo si chiedessero cosa fosse tutto quel casino (probabilmente il casino in palestina è endemico).
comunque boh, a volte ho come l’impressione di fare un po’ di confusione con le religioni.
nel frattempo io sto inalando del paraflu nel tentativo di mettermi in comunicazione con la mia ghiandola pineale (nel caso ve lo stiate chiedendo, secondo alcune teorie sciamaniche, mettersi in comunicazione con la propria ghiandola pineale è un po’ come prendere dell’ayahuasca: si acquisisce consapevolezza, ma niente che possa davvero aprirvi le porte della percezione di uno stipendio).
in ogni caso, ha risposto la segreteria telefonica; la mia ghiandola pineale potrebbe essere irraggiungibile o avere le terminazioni nervose spente.
il mio maestro di ikebana neuronale dice che nel mio cervello c’è un cattivo feng shui. tutto quello che mi servirebbe è un riorientamento gestaltico, tipo, che so, diventare intelligente.

mercoledì 14 dicembre 2011

nel weekend io e il mio maestro di metempsicosi* (un cavedano travestito da teodorico di vriberg) partecipiamo un simposio sulla precognizione**.
nonostante sia poco noto, esistono molti studi sull’argomento e tutti sembrano inequivocabilmente riconoscere che la precognizione esiste***.
w.e. cox, studiando un numero particolarmente alto di dati, stabilì che il numero dei viaggiatori su una data linea tende a diminuire con l'approssimarsi di un disastro ferroviario su quella linea stessa, come se i viaggiatori avessero avuto un presentimento dell’incidente.
nello stesso solco di studi si inserisce la ricerca di h.p. devermann, anch’essa corroborata da moltissimi dati, che ha rilevato come le aggressioni statisticamente tendono ad avvenire nei luoghi isolati, come se la maggior parte delle persone inconsciamente avesse preventivamente saputo di non passare da quelle parti.
analogamente, c.j. wilson, analizzando i dati di un distretto scolastico, concluse che il numero degli studenti di una classe tende a diminuire con l’approssimarsi di un’interrogazione in quella classe, come se gli studenti potessero prevederla.
molti altri studi hanno confermato inoltre come molte persone facciano testamento prima di morire (come se avessero misteriosamente previsto la loro morte) e che i destinati al plotone di esecuzione tendano ad essere un po’ nervosi.
famosa resta anche la diatriba fra w.e. cox e alfred lyman.
alfred lyman era uno scaricatore di porto di boston che nel 1958 si iscrisse a un corso a pagamento di propedeutica alla precognizione tenuto da w.e. cox. dopo la prima lezione alfred lyman decise di ritirarsi dal corso perché intuì che sarebbe stata una perdita di tempo e soldi. w.e. cox gli fece causa per avere l’intero importo sostenendo che il corso aveva comunque funzionato, e vinse la causa.
le capacità precognitive di w.e. cox divennero manifeste a tutti nel momento in cui evitò di farsi trovare in casa quando alfred lyman bussò alla sua porta nascondendo una mazza da baseball dietro la giacca.


* per chi non lo sapesse, è la dottrina della trasmigrazione delle anime. funziona, ma in genere è utile solo quella verso paesi caldi
** per chi non lo sapesse, è la capacità di prevedere gli eventi prima che accadano. se lo sapevate già, forse siete precognitivi.
*** occorre segnalare che rimane comunque un esiguo numero di negazionisti che sostiene che se la precognizione esistesse, l’avremmo già saputo prima degli studi.

lunedì 12 dicembre 2011

io e il gatto di arnold (sì, lo so, voi sapevate che arnold aveva un pesce di nome abramo, ma insomma, aveva anche un gatto di nome vladimir) stavamo esaminando i risvolti della teoria del caos applicata ai sistemi viventi*.
il mio maestro di ikebana per neuroni sostiene che siamo circondati da sistemi instabili (tipo splinder, o il mio cervello) e questo dovrebbe insegnarci a non essere severi con noi stessi quando buttiamo via tempo e capacità e viviamo nel disordine: non bisognerebbe mai sottovalutare l’importanza di essere una struttura dissipativa, perché è la base della vita.
ad ogni modo, io già ho un master in “buttare via tempo e capacità” e presto avrò un colloquio per ottenere una cattedra presso un pub di dublino, quindi credo di essere a posto.
certo, non bisognerebbe neanche sottovalutare il fatto che il mio maestro di ikebana neuronale attualmente è un capibara che odia il mainstream e ascolta solo musica hindi.

*il gatto si ostina a scrivere v20. sappiate che io sono contrario