mercoledì 20 giugno 2012

il 14 giugno il portogallo si presenta in campo sponsorizzato dalla farmacia di turno (re dei rutuli).
forse per riguardo ai clienti lungodegenti dello sponsor, cristiano ronaldo gioca per il premio di giocatore più sopravvalutato della storia e riesce a vincere facile (no, vabbè, forse fa a gara con stig tøfting aka il boiler di centrocampo).
oggi invece si festeggia il sacro giorno del dio KAM, una festività annuale che va santificata con la pulizia delle scale di kolmogorov.
nell’iconografia tradizionale il dio KAM è un allevatore* che non aveva tori per ingravidare le sue mucche e deve girare tutto l’universo prima di trovarne un paio che però costano troppo. questo episodio è noto anche come “la rottura dei tori di KAM”.
verso le 18.30, esattamente nel momento in cui esco dall’ufficio, si scatena il temporale delle 18 (è in ritardo perché fa parte dell’asse delle forze del male e ha un contratto con trenitalia) e io non ho l’ombrello (in realtà l’ombrello non servirebbe a niente perché piove orizzontale e la pioggia mi entra nelle orecchie: come si dice, la doccia che fa traboccare il naso), quindi mi infilo in un portone e rimango lì, ancorato come un’attinia, ma con un’espressione meno intelligente.
quando arrivo a casa io e martina navratilova lanciamo un paio di messaggi agli ufi con il radiofaro, mi segno sull’agenda che il prossimo telegiornale che dice “caldo record e sole in tutta italia” piombo in redazione con un ak47 (è un periodo di nervositudine, va bene?), poi mi infilo nella lavastoviglie.

* per quanto possa sembrare strano, secondo la dottrina teologica ortodossa il dio KAM è formato da tre ipostasi che dopo alcune stratificazioni nel corso dei secoli un apposito concilio ha cristallizzato in questa immagine

giovedì 7 giugno 2012

io e il mio maestro di riposizionamento strategico (un lemming che vive su un davanzale di fianco al mio ufficio) stavamo disquisendo sull’annosa degli universali e in particolare sugli universali economici (in realtà originariamente stavamo organizzando una partita di calcetto: 4 contro 4 e portiere volante, ma non riuscivamo a staccarlo dall’auto) quando all’improvviso l’universo scompare per riapparire due giorni dopo.
se vi sembra un’incongruenza, non avete mai riflettuto sul concetto di tempo.
secondo alcuni scienziati, il tempo non esiste (so che è un’ipotesi discutibile: in genere chi sostiene questa ipotesi è il tipo di scienziato che non è mai dovuto arrivare in orario al lavoro).
secondo altre scuole di pensiero invece il tempo è circolare (in genere sono le stesse persone che credono che l’assegno sia circolare, e invece è rettangolare, ho controllato. c’è poco rigore scientifico, a mio parere).
la soluzione più accreditata attualmente (in particolar modo da me e da un rivenditore di merendine di riazzino che per contratto indossa un costume di lavoro tipo quello di ralph supermaxieroe, ma azzurro) è che il tempo non sia altro che la misura del cambiamento.
in pratica, se tutto rimanesse sempre immobile e uguale a se stesso, non avremmo il tempo. insomma, il tempo serve a ricordarci che viviamo in un universo incoerente.
però non è del tutto incoerente, infatti piove.
io indosso il mio costume da achab e installo un’antenna sul balcone per la ricezione dei messaggi degli ufi (il mio balcone è uno dei punti del pianeta ove scorrono linee vitali, porte dimensionali e canali di comunicazione con altri mondi unendo tutti questi punti su un planisfero si ottiene uno schema della costellazione di orione, o, a scelta, una moka bialetti) e mi metto lì seduto, a bagnarmi e ad aspettare. nel caso si facciano vivi, avverto.