mercoledì 28 maggio 2014

esco dall’ufficio e si scatena il diluvio universale.
erompono tutte le sorgenti del grande abisso e le cateratte del cielo si aprono, mentre in lontananza vedo noè che ha noleggiato un pullman gran turismo e sta aspettando due liocorni tedeschi.
entro in macchina e smette di piovere.
arrivo in giardino, posteggio la macchina e mi avvio verso casa quando si scatena il remake del diluvio universale.
il cielo comincia a prendermi a secchiate d’acqua e io arrivo a casa nuotando a rana, mentre in lontananza vedo noè che ha trasferito tutti su un battello della navigazione laghi e mi fa ciao con la manina.
entro in casa e smette di piovere.
forse l’universo vuole dirmi qualcosa.

il giorno dopo vengo reclutato per una serie di vaste operazioni di difesa del pianeta e della supremazia di homo sapiens, ma qualcosa deve essere andato storto durante il mio addestramento

mercoledì 7 maggio 2014


difendere la terra dei paperi 
di amedeo w. minghi*


è tempo di sfatare il mito della presunta “americanità” di walt disney, con una rilettura che mette in discussione i pregiudizi e i luoghi comuni sulla sua opera, a partire dal filone interpretativo che vorrebbe walt disney al servizio dell’egemonia statunitense in funzione anticomunista e che gli muove accuse infamanti come quelle di essere stato un antisemita, un simpatizzante nazista, un referente dell’fbi.

in “difendere la terra dei paperi” (di prossima pubblicazione) abbiamo cercato di contestualizzare la famiglia de’ paperoni rimarcando come occorra separare la portata sociale della saga disneyana dal tourbillon di logiche di mercato che ne hanno de facto sancito la commerciabilità nel senso più bieco del termine e l’hanno ridotto a entertainment per eccellenza, scevra macchina da soldi invece dell’originaria macchina da sogni che evidentemente ancora possono esperire le nuove e vecchie generazioni.
occorre anche contestualmente smantellare il vecchio pregiudizio dei letterati che considerano il fumetto come paraletteratura, dequalificandolo così a mero svago o espediente per intrattenere il lettore allontanandolo dalla realtà, relegandolo in quell’ambito infantile che l’intellettuale blasé ha il torto di avere dimenticato e che invece costituisce il prodromo dell’essere umano adulto.
ben lungi dall’essere foriera di disimpegno e paladina della letteratura di evasione, la famiglia dei paperi riproduce la complessità delle dinamiche sociali introducendo però, a causa del target sottointeso, un elemento pedagogico che non può passare inosservato a un attento indagatore delle panoramiche intellettuali degli anni ’50 e ’60.

la prima e più evidente è sottolineata da ervin anneson in “fenomenologia dei paperi” che decostruisce il rapporto fra paperone e paperino, il miliardario accumulatore e lo sfaticato perdigiorno che costituiscono l’ossatura principale di gran parte delle storie dei paperi: si può inevitabilmente notare come è sempre il miliardario (vorremmo dire: il potere costituito dalla borghesia arricchita) a coinvolgere lo sfaticato in mille imprese, (fallimentari e non, ma non è questo il punto) così da risultare palese che è il ricco ad aver bisogno del povero, nel classico rovesciamento della dialettica servo-padrone di stampo hegeliano che qui trova l’espressione più concreta mai utilizzata in letteratura.

ma lo scardinamento dello status quo sociale è insito prima di tutto nel rapporto che intercorre fra i paperi e nella negazione del concetto di famiglia borghese e cattolica.
le interazioni non sono dettate dal rigido protocollo genitore – figlio, ma da una famiglia allargata, in cui le convenzioni sociali vengono rimodellate in senso libertario.
nessun matrimonio, gestione della prole a carico di tutti e individuazione di due figure di riferimento che riassumono il patriarcato (zio paperone) e il matriarcato (nonna papera, una sorta di saggia yiddische mame) che comporta non solo la parità dei sessi tout court, ma pare addirittura decisamente sbilanciato verso la seconda opzione. non per niente jules guattari in “paperopoli e barbarie” (ed. theoria) arriva a considerare la famiglia dei paperi un esperimento di socialismo utopistico mutuato dai falansteri di fourier

procedendo per brevi tratti, ricordiamo sommariamente come esistono ampi studi (per brevità citeremo solo la scuola di pensiero del prof. colmar e del dipartimento di filosofia teoretica dell’università di lovanio che ha appena pubblicato “la repubblica di platone e la stampa di paperino”) che dimostrano come paperino incarni l’egualitarismo sociale e la ricerca del bene in senso platonico, inteso sia come contemplazione (e in questo senso egli è il filosofo per eccellenza) sia come custode del bene comune.
sulla stessa linea si inserisce la profonda riflessione di darko žinfeln che in “paperoga anarco punk” analizza la rappresentazione dell'anarchismo pacifista, epitome della resistenza non violenta e della disobbedienza civile, in cui si possono riscontrare le tematiche della sinistra antagonista e del rifiuto della società oppressiva. il fatto stesso di essere talvolta rappresentato come giornalista rende paperoga sensibile ai linguaggi della comunicazione e al rapporto con i mass media, facendone di fatto un meta-comunicatore.
i temi dei rapporti di produzione, lo sguardo verso il futuro, il razionalismo ateo e la tecnologia serva del popolo sono riassunti nella figura di archimede, soviet ed elettricità, il dominio dell’uomo e del lavoratore sulla natura borghese.
se archimede è stachanov, ciccio è il suo contraltare naturale, charles boycott (non per niente è legato all’ambito terriero), e incarna il valore della ribellione passiva, che passa per il sit-in di protesta, per l’inazione.
come già riportato in “analisi strutturalista da althusser a zio paperone” (scaricabile gratuitamente da questo sito) paperone, evidentemente, riassume la teoria marxiana del plusvalore, e svolge un’analisi completa del valore del capitale nella società contemporanea.
inoltre, il professor bogdan ursus, di recente intervistato a una conferenza su walt disney a timisoara (intervista che stiamo traducendo e sarà disponibile a breve) mette in relazione le affinità delle esperienze di qui, quo e qua con i giovani pionieri (in romeno “organizația pionierilor”): la cura dell’ambiente, la condivisione dei mezzi di sostentamento, il rigore morale dei nipotini incarna le figure del comunismo giovanile a scapito delle mollezze della gioventù capitalista.

si può quindi sostenere che la portata eversiva dell’opera di disney, lo scardinamento dello stato autoritario a favore di una ribellione gioiosa e non violenta, siano espliciti in tutta la saga dei paperi.
risulta quindi chiaro come, al di là di fraintendimenti, equivoci, mistificazioni, la famiglia dei paperi rappresenta la mitopoiesi della sinistra nelle differenti classi sociali che la popolano, senza perdere la genuinità e l’identità di “nazione dei paperi” e in un certo senso collocano la serie come uno degli esperimenti di letteratura più aderenti al socialismo utopico del ventesimo secolo.

* amedeo w. minghi è l’ultima release degli amedeo w. minghi, un collettivo di scrittori nato dall’esperienza del centro sociale “eric gerets” di tesserete e in seguito alla base dei più effervescenti movimenti culturali del basso ceneri. del collettivo w. minghi ricordiamo ricordiamo il saggio “essere e fuoritempo: il percussionismo nella controcultura degli anni ‘70” e “mary poppins e la destra sociale: un’analisi situazionista sulla decostruzione del mito”