mercoledì 9 dicembre 2015

ho un’immagine di me a quattro anni, in cortile, con un cappotto da femmina* e un passamontagna rosso.
fosse stato adesso, avrei potuto essere scambiato per un terrorista islamico nano, con la cintura esplosiva sotto il cappotto. ma erano altri tempi e con tutta probabilità mi scambiavano per una brigatista nana.
credo che l’idea fosse proteggermi dal freddo, come se da un momento all’altro dovessi partire per la campagna di russia, e preservarmi da ogni male.
ovviamente sono diventato uno di quei bambini che, per non sbagliare, prendeva ogni malattia possibile: broncopeste, malaria, tisi, malattie esantematiche, raffreddori cronici, tonsille arroventate, otiti e laringiti a giorni alterni: i virus, probabilmente, tenevano delle riunioni in cui magnificavano i vantaggi che avrebbero ricevuto nel frequentarmi.
questo ha giovato molto alla mia cultura enciclopedica, ma molto meno all’irrobustimento del mio fisico.
nonostante abbia praticato molto sport, universalmente considerato un naturale antidoto alle malattie (non so bene su quali basi), con il tempo, non è che le cose siano cambiate granché: la mia coordinazione motoria è tuttora decisamente superiore alla media, ma il mio fisico resta gracile e delicato, e ho continuato a collezionare nuove e appassionanti sfide con diverse discipline mediche.
per ovviare parzialmente allo stato delle cose, ho dato una svolta netta alla mia alimentazione, passando all’uso dello zucchero di canna.
lo zucchero di canna è diventato per me uno strumento insostituibile per una corretta alimentazione, indispensabile per una vita sana e felice, e per nessun motivo al mondo potrei ritornare allo zucchero raffinato.
l'apporto fondamentale che lo zucchero di canna dà alla mia salute fisica e mentale si può riassumere con un'unica argomentazione: a prima vista, riesco a distinguerlo dal sale.


* quello passava il convento. è quella linea sottile fra l'essere poveri e l'essere trendsetter