giovedì 16 giugno 2016

stavo viaggiando da qualche parte nell’iperspazio, quando vengo attratto da un fenomeno naturale noto ad homo sapiens come “riunione di condominio”.
la riunione di condominio è un evento spontaneo emergente, tipico dell’universo in cui viviamo, che si produce al verificarsi di due condizioni: a) sovrappopolazione b) totale negazione dell’istinto di conservazione della specie.
nel manuale del perfetto pilota di cargo interstellari di jan xropelsberg (edito da theoria) sono descritte le procedure da mettere in atto in caso di un evento spiacevole di questo tipo, che si configurano essenzialmente come: effettuare manovre evasive, attivare idonei dispositivi di occultamento, fingere di perire in un’esplosione intergalattica.
passo il resto del viaggio dietro una comitiva di tedeschi che stanno cercando un posto qualsiasi per vedersi l’europeo che abbia abbastanza riserve di birra da poterli sostenere in caso di un’improvvisa era di siccità del pianeta.
il lato negativo è che vanno a due all’ora per godersi il paesaggio (ma non mi sento di condannarli per questo); il lato positivo è che hanno targhe che sembrano nickname, tipo rott 35, nube 121, lipu 42.
alla fine uno ci passa il tempo.
ultimamente sto viaggiando pochissimo.
mi piace molto viaggiare, e vedere posti nuovi, e camminare un sacco, ma mica sempre si può fare.
mi piace molto il mare perché l’orizzonte è una linea dritta.
il lago, invece, l’orizzonte non esiste*, che hai sempre davanti qualcosa ed è come se ci andassi a sbattere ogni volta.
mi affascinano i grandi spazi, e un giorno mi piacerebbe provare a viverci, anche solo per pochi giorni**.
è interessante notare che io e altri 7 miliardi di homo sapiens intendiamo “grandi spazi” nel senso di deserti, oceani, grandi pianure: tipo boh, l’outback australiano, le steppe orientali, il sahara o il kalahari. ma provate a prendere un autobus fino ad alfa centauri (uno dei pochi autobus dell’universo in cui abbia senso dire “scendo alla proxima”) e avrete solo una vaghissima idea di cosa sono i grandi spazi.
altre cose bellissime di viaggiare sono che nel frattempo puoi leggere un sacco di libri e guardare il paesaggio (che sono due facce della stessa medaglia) e quella sensazione che ti prende quando stai tornando nel posto che chiami casa e, a un paio di chilometri di distanza, la vedi, incastrata nel paesaggio, appena più in basso del bosco, appena più in alto del lago.
non so se esiste un nome per una sensazione del genere, ma dovrebbe.


* lo so che in genere scrivo a caso e poi bisogna correggere, che avrei bisogno di un correttore di bozze, ma anche chissenefrega. però poi quando qualcuno mi dice ehi, ti sei mica accorto che questa cosa qui l’hai scritta sbagliata, allora io poi correggo. questo invece ci ho pensato prima di scriverlo, è un classico anacoluto, occhei?

** per questo motivo aspetto fiducioso le vostre donazioni, che se aspetto di avere dei soldi io, la cosa potrebbe farsi complicata