martedì 29 marzo 2016

mi sveglio e il mio collo ha una mobilità simile a quello di una giraffa. a patto di seppellirlo in una colata di cemento, dico.
per non dare troppo nell’occhio mi esercito nell’imitazione di amenhotep ii dopo la tumulazione, ottenendo il plauso della critica.
in compenso ho la gola così infiammata che un team di cartoonist (nella fattispecie la pagot-bancoma spa) sta pensando di ambientarci il remake di grisù. non sarebbe neanche male, se non si rifiutassero di pagarmi le royalty.
fra le altre cose, sta anche arrivando la primavera, quindi l’aria si riempie di tedeschi in ferie, ma soprattutto di microspore che invadono l’universo con la stessa noncurante baldanza dei tedeschi.
secondo la scala rast (un esame che puoi fare solo se prima ti sei ingraziato il negus), il mio livello di sensibilità a una sostanza che ora non sto a menzionare ma che confidenzialmente possiamo chiamare cryptonite, si attesta in classe 6, tendente alla classe 7 (le immagini hanno solo lo scopo di illustrare il valore della scala e potrebbero non corrispondere a quelle che avrebbe scelto il negus).
questo produce, in determinate circostanze, una trasfigurazione classificata come del tipo tabor 2.0, mentre da una nuvola di pollini esce una voce che dice “questo è l’antistaminico mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto”.
quando arriva sera provo pervicacemente a smaterializzarmi, ma non ottengo risultati apprezzabili.

giovedì 10 marzo 2016

aaron krophinberg, professore di matematica teorica alla libera università di sorengo (ti), sostiene che gli studi sull’olografia dimostrano che in realtà nell’universo tutto è uno. il che, occorre dirlo, oltre ad essere un mattone scientifico fondamentale a sostegno della teoria olistica, semplifica di molto i calcoli matematici.

è un periodo in cui sono molto impegnato, come tiene a farmi notare il monte di pietà.
nei ritagli di tempo, io e martinanavratilova ci dedichiamo all’esplorazione dello spazio-tempo, e in particolar modo alla ricerca di quel tipo di conoscenza dei varchi dimensionali che si ottiene mangiando dim sum al ristorante full moon di den haag (nl), al 24 di gedempte burgwal*.
studiare le aperture dei varchi dimensionali è molto utile per avere una visione globale della realtà, e soprattutto per non finire inavvertitamente nelle ztl dell’universo.
dopo alcune ore di meditazione trascendentale, otteniamo lo sblocco temporaneo del terzo chakra e mezzo** (essendo in una posizione centrale rispetto ai sette chakra tradizionali – nell'accezione più comune “chakra” è usualmente reso anche con “centro”, e indovinate qual è il centro dei sette chakra? –, riassume le tappe del percorso ascensionale verso la liberazione).
nelle dottrine orientali il terzo chakra e mezzo, detto anche “perplesso solare”, è la sede dell'ego non troppo sicuro di sé, e delle emozioni incerte.
le sue funzioni principali sono il dubbio, l’apertura mentale, l’inazione e la metabolizzazione della birra.
la parola chiave associata è: può essere***
accenni al terzo chakra e mezzo si trovano anche nella filosofia e teologia occidentale nella guida dei perplessi solari (e un po’ pazzi) scritta da moshe ben maimon nel dodicesimo secolo, e nelle opere minori di giovanni di salisbury****.
quando siamo stanchi ci sdraiamo sul tappeto a guardare le repliche di “uanathan, dimensione avventura”, proiettate sul soffitto. anche se devo ammettere che avere le travi a vista disturba un po’ la trasmissione.

* se intendete provate l’esperienza, non è detto che funzioni la prima volta. ci vuole un’adeguata preparazione spirituale
** in genere ci vuole una chiave del 12, ma può variare a seconda delle caratteristiche della persona
*** occhei, tecnicamente sono due parole chiave. ma tutto è uno, ricordate?
**** è il motivo per cui uno dei più grandi varchi dimensionali si trova nella cattedrale di chartres