venerdì 22 dicembre 2017

oggi ho messo i guanti, perché ieri mi stavano cadendo le mani a pezzi.
stamattina sono uscito, e invece dei soliti -3 c’era un grado.
forse se domani metto due paia di guanti arriviamo a 5 gradi. non so, dovrò testare la cosa.
forse, con il numero giusto di guanti, posso fare arrivare l’estate.
in compenso non posso far arrivare il telefono che ho comprato il mese scorso e che mi hanno spedito da poco.
secondo il tracking, che probabilmente è finto, era in consegna il 20 (non sono passati) era in consegna il 21 (non sono passati) oggi è in transito (?), che forse significa che passano ma non me lo lasciano, si limitano a sventolarlo fuori dal finestrino, poi scappano sgommando con il furgone, tipo l’a-team.
ho anche scoperto che tnt ha un sacco di numeri verdi e help desk online se vuoi spedire un pacco.
se invece vuoi riceverlo non frega niente a nessuno, l’importante è che tu possa spedirlo, così che un giorno, in un lontano futuro, possa esplorare nuovi mondi, alla ricerca di nuove forme di vita e di nuove civiltà, per arrivare là dove nessun uomo è mai giunto prima.
quindi resto qui, tipo vladimiro ed estragone, mentre la vita mi passa davanti. che può essere anche una soluzione letteraria interessante, ma forse tnt dovrebbe cambiare il brand aziendale

mercoledì 29 novembre 2017

Io non so fare lavori manuali.
Voglio dire, non è solo che ho la motricità fine di un bradipo con disturbi dell’apprendimento, è che da piccolo non ho mai visto nessuno fare lavori manuali, nessuno mi ha mai insegnato, io non ho mai imparato.
Sono stato educato che i lavori manuali li fanno gli uomini mentre tu sei un bambino (questa frase significa “lo sarai fino a circa sessantadue anni, poi muori”), è tutto pericolosissimo, se tocchi un cacciavite prendi la scossa, ti cade in testa un muro, finirai in galera, darai fuoco alla casa e, qualsiasi cosa tu faccia, morirai con gran dolore.
Insomma, tu devi studiare e diventare un adulto empatico e apprensivo, ma totalmente inadeguato alla vita; questo è il tuo grande compito (beh, ci sono riuscito; è pur sempre un risultato ottenuto).
Io, invece, se un giorno dovessi rinascere, vorrei diventare un idraulico, o un elettricista, o un falegname; insomma, un artigiano.
Direte voi, eh, la manualità, il lavoro sicuro, l’evasione fiscale.
No, niente di tutto questo.
Non so da voi, ma qui credo siano tutti ricchi di famiglia e non lavori nessuno, un po’ tipo i notai.
Cioè, anche a promettergli di ricoprirli d’oro, dargli in moglie la primogenita (non ce l’ho, ma l’avrei fatto), intestargli casa, diventare loro schiavo a vita, niente, restano figure mitologiche tipo la chimera, il minotauro, il basilisco (che io confondo sempre con una pianta erbacea gustosa con il pomodoro; questo mi ha creato qualche difficoltà leggendo Harry Potter).

Ho cercato un idraulico per circa sette mesi per cambiare una membrana della cassetta del water che perdeva (non dico che volevo che vincesse, ma puntavo almeno a un pareggio).
In tutto ne ho chiamati cinque, ciascun idraulico mi ha detto “sì, sì, occhei, ci vediamo domani”, poi niente.
Tu dopo qualche giorno lo richiami, lui dice “sì, sì, occhei, ci vediamo domani”, poi niente.
A un certo punto smettono di risponderti al telefono, si smaterializzano e passano in un'altra dimensione.
Dopo alcuni mesi finalmente sono riuscito a farne venire uno: ha visto il pezzo da cambiare, ha detto “recupero il pezzo”, poi è scomparso. Credo si sia arruolato nella legione straniera.
Alla fine, dopo sette mesi, è venuto il secondo che avevo chiamato, ci ha messo 20 minuti a fare tutto; in compenso io ho speso settordici milioni di acquedotto.

Ora, conscio di questa problematica, da un anno e mezzo avevo intenzione di rifare le assi del balcone, per evitare di finire sul balcone di quello di sotto.
Quindi ho interpellato tutti i falegnami della zona: qualcuno ha finto una morte apparente, un paio sono venuti a vedere il balcone e hanno finto una morte apparente, uno solo ha detto va bene, lo faccio io. Era inizio giugno.
Da allora le cose sono evolute, seppur lentamente.

15 Giugno 2017
Ci vediamo per un sopralluogo, dice che ci vogliono almeno due giorni di lavoro. Chiedo un preventivo, mi dice che me lo fa avere in un paio di giorni.

27 Giugno 2017
Chiamo per chiedere se cortesemente mi fa avere il preventivo

15 Luglio 2017
Arriva un preventivo via mail. Sono circa duemila fantastiliardi di euro, ma non è che ho tutta questa scelta di falegnami. Dico occhei, facciamo il lavoro.
Risponde che serve l’anticipo per ordinare il materiale, e il materiale bisogna ordinarlo subito, sennò poi dopo ci sono le ferie di agosto, e muoiono tutti.
Dico occhei, dammi l’iban per il bonifico; risponde va bene, te lo mando in giornata.

22 Luglio 2017
Chiamo per chiedere se cortesemente mi fa avere l’iban per il bonifico

24 Luglio 2017
Arriva l’iban per il bonifico con scritto “i lavori li faccio dopo la metà di settembre”. Dopo due minuti eseguo il bonifico.

18 Settembre 2017
Essendo passata la metà di settembre, chiamo per sapere quando farà i lavori. Risponde vabbè, ora devo venire a prendere bene le misure

23 Settembre 2017
Viene a prendere le misure, dice devo verniciare il materiale, lunedì porto dei campioni di colore.

10 Ottobre 2017
Chiamo per avere notizie per lo meno dei campioni di colore.
Dice che ha avuto dei problemi di lavoro, la bambina è stata male, ha vomitato dal cavalcavia, stamattina si è alzato alle sette meno un quarto, ora si riorganizza e mi fa sapere.

23 Ottobre 2017
Chiamo per avere notizie per lo meno della bambina.

27 Ottobre 2017
Chiamo per sapere se mi sono perso qualcosa (tipo i soldi che gli ho versato).
Risponde che è tutto pronto, domani mi porta i campioni di colore.

02 Novembre 2017
Mi porta i campioni. Ne indico uno a caso. Mi dice occhei, ordino il colore.

24 Novembre 2017
Chiamo per sapere se ci sono problemi con il colore (va bene anche rosa, in caso).
Risponde che no, ha verniciato tutto, ora aspetta che qualcuno sia disponibile a dargli una mano per fare il lavoro.

29 Novembre 2017
Vedo se ho in casa del pantoprazolo

mercoledì 15 novembre 2017

il vero problema è che nella lotta fra me e gli ufi, faccio il tifo per gli ufi.

sabato 21 ottobre 2017

da una settimana, al mattino ci sono 7 gradi; nel primo pomeriggio stiamo intorno ai 24°; verso sera si torna intorno ai 10°.
in pratica il clima di questa zona l'ha preso in gestione novartis.
secondo la classificazione di troll paffen (il capostipite degli utenti molesti di un famoso newsgroup di meteorologia su usenet) è definibile come “clima temperato psicotico”.
io cerco di uccidermi tumulandomi in un barile riempito fino all'orlo con un’antica miscela segreta di antistaminico, montenegro e flomax.

venerdì 13 ottobre 2017

rispetto al passato, la mia capacità di concentrazione si è trasformata, proporzionalmente, da "maestro yogi che ha ricevuto l'illuminazione" a "jack russel con difficoltà cognitive"

mercoledì 6 settembre 2017

io volevo dire che i complottisti un po’ li capisco.
in fondo sono persone normali a cui è sfuggito di mano il gioco del “non sarebbe bellissimo”. a chi non succede, prima o poi?
non so se voi ci abbiate mai giocato, ma è una cosa che normalmente uno inizia a fare da piccolo, quando la vita comincia a fare un po’ schifo.
io ci giocavo tantissimo, e in genere funziona che uno immagina cose tipo:

- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che io in realtà non sono povero, ma sono una persona molto importante e conosco il presidente degli stati uniti?
- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che mio padre non è morto e mi insegnasse le cose che ti insegnano i padri?
- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che domani non c’è il compito in classe di storia e invece ci portano in gita premio in montagna?

poi però le cose bellissime non succedono mai, e allora uno magari se ne fa una ragione e inizia a studiare storia.
oppure magari non ha tutta questa voglia di studiare storia, e allora continua a giocare, e a quel punto può anche iniziare a trovare dei colpevoli, tipo:

- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che non serve studiare e faticare per imparare le cose, e tutta la campagna per l’insegnamento scolastico è stata orchestrata dai poteri forti, tipo le maestre?

da lì in poi, se la cosa ti prende la mano, viene tutto molto facile, tipo:

- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che homo sapiens è una specie sensibile, gentile e collaborativa, e tutti i mali del mondo non dipendono da noi, ma dai poteri forti, tipo bilderberg?
- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che le malattie non esistono, nessuno è mai morto di malattia, e tutta la campagna per la ricerca, i vaccini e le medicine è stata orchestrata dai poteri forti, tipo le università e big pharma?
- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che la terra è piatta, per cui non serve fare quei calcoli complicatissimi per lanciare satelliti da una sfera in movimento e tutta la campagna contro il terrapiattismo è stata orchestrata dai poteri forti, tipo eratostene?
- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che il montenegro fa bene alla salute, e tutta la campagna contro l'alcool è stata orchestrata dai poteri forti, tipo la serbia?
- non sarebbe bellissimo se venisse fuori che io sono intelligentissimo, e tutta la campagna per dipingermi come un idiota è stata orchestrata dai poteri forti, tipo la realtà?

voglio dire, non sarebbe bellissimo?
secondo me sì

giovedì 3 agosto 2017

grazie ad alcune tecniche di meditazione ho sviluppato dei meccanismi di bioluminescenza e mando segnali luminosi allo spazio profondo. ma anche a quello superficiale, non è il caso di sottilizzare.
nel frattempo, sto cercando di risolvere i 23 problemi di hilbert (si risolvono quasi tutti con "cammina più che puoi, socializza di più, rilassati, beviti un bicchiere ogni tanto"), e provando a concepire quell’incredibile sensazione di quando un essere vivente a base carbonio, dopo milioni di anni di evoluzione a partire da un organismo unicellulare, all’improvviso inizia a pensare come un essere intelligente.
occhei, nella storia di homo sapiens non è mai successo, però potenzialmente è plausibile.
nel frattempo interrogo gogghel, signore degli algoritmi, a proposito di alcuni libri per le vacanze.
sono abbastanza esigente sui libri, e se c'è una cosa che mi fastidia dei libri, è la trama.
cioè, no, una bella trama è occhei, mi piacciono molto le storie, ma devono essere del tutto accessorie.
in realtà la cosa che in realtà mi fastidia è quella cosa che "non vedi l'ora di sapere come va a finire".
so che mi piace un libro non perché non vedo l'ora di sapere come finisce, ma perché vorrei che non finisse mai.
voglio dire, se non vedo l'ora di sapere come va a finire, mi leggo le ultime due pagine e basta, mica sono costretto a leggerlo tutto.
comunque, sono lì a prendere appunti, sapendo che forse non riuscirò mai a leggere tutto quello che mi sono segnato, e la cosa alla fine mi fastidia uguale.
insomma, le solite chiose.

mercoledì 26 luglio 2017

sto leggendo “il pasto noodle” (un classico della letteratura statunitense, il racconto allucinato dell’inferno di una dipendenza dal cibo orientale, in cui il protagonista è lacerato tra la necessità impellente della “pasta” e il richiamo molesto della carne dei baozi, braccato da polizia e ristoratori), quando il mio cervello va in stasi, come fosse un qualsiasi informatore della ddr.
di per sé non è un grosso problema, visto da fuori è praticamente indistinguibile da quando è in movimento, ma sul lungo periodo potrebbe presentare qualche inconveniente, tipo l’inibizione delle connessioni neuronali e un’improvvisa voglia di ascoltare il reggaeton.
provo a scuotermi con delle razioni di alcol e con dei vaghi gesti di autolesionismo, tipo leggere gli articoli di consigli delle vacanze nei post consigliati* di facebook (livello di autolesionismo medio alto, ma un gradino sotto il reaggeton), annotando delle gravi mancanze a livello teorico (oltre che logico-sintattico).
eccovi allora una lista di cose che non dovrete dimenticare di mettere in valigia, se volete passare una super vacanza, restando preparati per qualsiasi evenienza:

- un theremin
- una confezione di autan
- un rilevatore di tachioni
- un i-ching
- un cacciavite sonico
- un coltellino svizzero
- un coltellino di altra nazionalità per politically correctness
- una chiavetta usb a forma di zbigniew boniek
- una cintura di orione
- un'elettrosaldatrice elektra 500 aquatherm
- un bottone per immanentizzare l'eschaton
- un vaso canopo
- un supereroe a scelta
- una cupola geodetica
- un gatto di schroedinger
- i croccantini per il gatto di schroedinger
- preferibilmente i sensible, che dopo la scatola può essere che sia un po' agitato
- una razione k
- una razione l, m, n
- una luce di wood
- la felpa di red & toby nemiciamici
- una camelbak
- una stampa di hieronymus bosch
- un tesseratto
- un asciugamano (ovviamente)
- un triplano fokker
- uno stendipanni elettrico
- un levriero afghano
- due piccoli serpenti
- un'aquila reale
- un'aquila immaginaria
- due liocorni


* caro facebook, chi diavolo ti ha detto che voglio dei consigli? puoi cortesemente farti i fatti tuoi? nel caso tu non possa, almeno puoi chiamarli “pubblicità” come fanno tutti? grazie.

mercoledì 12 luglio 2017

Fiume d’Italia
(per quelli che contano, 32)*

Gli emotivi li riconosci subito, fanno cose idiote, come quando scrivi a degli sconosciuti e vuoi mostrarti per come sei realmente, come se il foglio fosse la tua confessione.
Ecco una storia mai raccontata, la storia di come conobbi Dora di Rhêmes nella sua doppia veste di nobildonna e dama di compagnia, e di come fosse incredibilmente bella: media taglia, mento all’insù, il viso scarno, la pelle liscia come seta, i capelli raccolti, gli occhi di brace che brillavano nel buio, e quella bocca, colma di gemiti dolci e appassionati come quando le dee sorseggiano l’ambrosia; non era come tutte le altre, e lo sapeva.
Agognavo solo di avere un posticino nel suo cuore, ma dentro di me stimavo di non avere alcuna possibilità: non che fossi brutto, o sporco (tuttalpiù un po’ trasandato come il matto nei tarocchi), ma mi mancava quel portamento, quell’incedere sicuro, il ceto sociale adatto, non avevo neanche dei magri risparmi, e non c’era verso che trovassi metodo di avvicinarla senza che il mio cuore smettesse di battere, come se fossi stato investito da un treno, o fatto a pezzi da una mietitrebbia.
E il suo sguardo, era come una secchiata d’acqua a calmare i miei bollenti spiriti
Ero timido? Comincio a crederci.
Un eterno celare i propri sentimenti senza ammetterli neanche nella notte più nera, prima che gli occhi si velino di lacrime.
Alcuni invece direbbero savio, ché nessuno sa se sia più corretto prendersi sul serio, osare e perdersi, oppure rinchiudersi in una tana romita, uno scolo nascosto, mentre la vita passa oltre, eppure placida e serena.
Se le cose stiano in un modo o in un altro, io davvero non saprei dire.


* se siete qui per caso e non ci avete capito nulla, non avete di che preoccuparvi. questa è una cosa che faccio ogni tanto con i lettori affezionati di questo blog (tre), e quindi niente.
se poi avete capito di cosa si tratta e non avete niente di meglio da fare, volevo dirvi che questa volta è davvero fattibile, anche se non siete malati di mente come quelli che di solito fanno queste cose.
se invece trovate errori non dovete dirlo a me, contattate direttamente il mio avvocato (attualmente è un cormorano con sede legale a rothéneuf, per contattarlo potete scrivere al camping-cars des ilots).
come premio potete scegliere fra una birra al bar sotto casa (mia), una figurina di hubert pircher con la maglia dell’ascoli o un tso.
la soluzione completa starà nei commenti, fra qualche giorno

martedì 13 giugno 2017

diluvia.
io sto guidando dietro un suv di un milanese.
si capisce che è milanese perché nei rettilinei va a 90 km/h, però, appena c’è una parvenza di curva, rallenta fin sotto i 30 km/h; quando vede un tornante inchioda, mette in prima (sempre che tu nel frattempo non l’abbia tamponato), poi riparte circospetto fino al prossimo rettilineo, dove potrà accelerare fino a velocità warp fino alla curva successiva (circa 50 metri dopo).
si capisce anche dalla targa, a dire la verità, ma sappiamo tutti benissimo che le targhe possono mentire.
insomma, sto guidando dietro un’auto epilettica, quando una flotta di astronavi si materializza sopra di noi.
apro i miei manuali di primo contatto (“ufi: istruzioni per l’uso” e “dieci cose da non dire a un alieno” di alexander pernembrod) poi scendo dalla macchina e mi metto in piedi sotto la pioggia a urlare “abduction! abduction!” prima molto forte, poi, quando non ottengo risultati apprezzabili (se si esclude il fatto di bere della pioggia), sempre più piano, finché non risalgo in macchina e torno verso casa.

mercoledì 31 maggio 2017

nessun uomo è un’isola.
in effetti, però, nessun uomo è un continente, una montagna, un lago alpino, o un frullatore a tre velocità.
ci sono delle regole.

giovedì 25 maggio 2017

giovedì 18 maggio 2017

sono le 8.49 e ho già sbagliato tutto lo sbagliabile. credo di aver battuto anche alcuni primati (nel senso di sbagliabile, non nel senso che per la rabbia ho picchiato degli oranghi*).
immagino che sarà una lunga giornata.
però forse (lo dico a bassa voce perché le divinità del clima sono particolarmente irritabili) arriverà il sole, e io potrò finalmente lasciare a casa la mia giacca a vento con la scritta “global warming where art thou?” per sfoggiare la maglietta con la scritta “i love you, global warming”.
certo, ci sarebbe quel piccolo particolare che le persone mi guardano male ma, d’altra parte, lo facevano anche prima.

* tra l’altro gli oranghi, oltra ad essere simpatici, sono anche molto permalosi; trattate sempre bene gli oranghi, se ci tenete a restare interi

sabato 15 aprile 2017

la morte si può immaginare come la fine di qualcosa, e quindi un principio ontologicamente negativo (la negatività assoluta, che io immagino come un dirigente movimento di trenitalia), oppure come un passaggio naturale che non è intrinsecamente né positivo né negativo ma, appunto, essenzialmente naturale (che io immagino come osvaldo ardiles vestito da tanguero).
nella società contemporanea non siamo tanto abituati a parlare di morte, e questo è piuttosto strano, visto che prima o poi è facile che uno muoia.
invece io sono cresciuto con il fatto che la morte era sempre lì, a portata di mano, una cosa che ti può succedere da un momento all’altro, grazie all’educazione ricevuta da mia madre e a tutte le raccomandazioni ricevute in genere da bambino. tipo:

- devi mangiare quello che ho cucinato, perché se non mangi, muori.
- se mangi, ma non le cose che ti fanno bene, muori.
- se mangi le cose che ti fanno bene ma ti vanno di traverso, muori.
- se non bevi abbastanza, ti disidrati e poi muori.
- se bevi troppo ti vengono le rane nella pancia e poi muori.
- se tocchi una presa di corrente muori.
- se cambi una lampadina e tocchi un filo muori.
- se inghiottisci un chewingum ti si attacca all’intestino e poi muori.
- se non vai in bagno tutti i giorni ti viene la peritonite e muori.
- se vai in piscina a fare un corso di nuoto bevi, vai sotto e poi muori senza che nessuno se ne accorga (ma prima: rane nella pancia).
- se vai al lago ed entri in acqua ci sono i mulinelli e muori (e sei fortunato che i mulinelli impediscono la formazione delle rane nella pancia).
- se entri in acqua prima di tre ore dopo aver mangiato (fosse anche solo mezzo crackers, e acqua alta venti centimetri) ti viene la congestione e muori.
- se ti si impiglia un capello nel phon mentre ti asciughi i capelli rimani folgorato e muori.
- se sudi ti viene il mal di gola, poi la gola si rovina, ti viene un cancro e muori.
- se cadi da un muretto muori.
- se impari ad andare in bicicletta cadi e muori.
- se per caso invece stranamente riesci a sopravvivere, a 14 anni vuoi il motorino, fai un incidente e muori.
- se, inspiegabilmente, sopravvivi al motorino, allora prendi la macchina d’inverno, slitti sul ghiaccio e muori.

e non è che fossero delle possibilità remote, eh, era proprio che dovevano succedere necessariamente, nessuno scampo.
poi però quando uno moriva veramente era una cosa bella perché andava in paradiso (ma allora fai pace con il cervello, dimmi se è una cosa brutta o bella, che non ci sto capendo più un cazzo).
alla fine ho deciso che era una cosa che succedeva e basta (tranne quella cosa delle rane nella pancia, dico).
insomma, sai che deve succedere, ti metti il cuore in pace e occhei.

quindi va bene, prima o poi muoio, è una cosa occhei (sono pure iscritto al vhemt, per dire), tanto a voi mica cambia nulla, voglio dire, se muore una persona che avevi letto solo su internet non c’è mica differenza fra morire e cancellare l’account.
in ogni caso non è una cosa che ho in programma nel breve periodo, sia chiaro.
siccome però ho anche un account su feisbuk e altre piattaforme in cui, come succede sempre, quando uno muore potrebbero comparire messaggi del tipo "ciao angelo, ci mancherai, sei morto troppo presto, insegna agli angeli a essere cretini", volevo chiedervi se, cortesemente, vi impegnaste a scrivere di fianco a ciascun messaggio di questo tipo "SCUSA, NON PUÒ RISPONDERTI, È MORTO". grazie.

mercoledì 5 aprile 2017

è da una settimana che mi lacrima l’occhio destro.
probabilmente sono triste, ma solo a metà.
ora non so se prendere un appuntamento con il primo oculista disponibile (con i tempi del servizio sanitario nazionale, quindi non prima del 2019), oppure rassegnarmi a morire disidratato.
nel dubbio, integro con una tanica di monte di colore*.

* questo blog aderisce alla campagna per la politically correctness, ma solo per oggi

giovedì 16 marzo 2017

non è che sono refrattario alla tecnologia, è solo che spesso ci spacciano per progresso cose che, ecco, non lo sono.
in realtà la maggior parte delle cose sono solo dei bisogni indotti per vendere prodotti tecnologici, niente di veramente significativo a livello di progresso (sono molto esigente quando si parla di progresso).
certo, ci sono invenzioni moderne che secondo me hanno un senso, che so, il rilevatore di kraftson, lo ionizzatore metafisico, lo stargate (ma solo quando non scioperano gli addetti al bagaglio), le antenne handersen, però sono tutte cose che non hanno molto successo qui sul pianeta terra.
ma c’è una cosa che non esisteva qui quando sono nato, e sono molto grato che sia stata inventata. voglio dire che, ecco, quella si avvicina davvero alla mia idea di progresso, ed è l’invenzione degli auricolari per il telefono.
perché quando sono solo in auto mi metto sempre a cantare come se non ci fosse un domani, e finalmente quelli che mi guardano da fuori pensano che stia parlando al telefono e non che sia completamente pazzo


martedì 28 febbraio 2017

per dire il mio concetto di autorità. mentre tornavo a casa una volpe mi ha guardato male perché le mettevo fretta. le ho chiesto scusa.
non mi prendono sul serio neanche le volpi.

mercoledì 25 gennaio 2017

avete presente quella sensazione di non appartenere a questo universo?
di non essere adatti e di non possedere le difese necessarie per farne parte?
se state leggendo qui, sono sicuro che ce l’avete presente.
e niente, basterebbe cambiare universo. l’unico problema è che questo qui sembra molto persistente.
io sono in coda dietro una hyundai uscita di produzione nel pleistocene e tenuta insieme con lo scotch, il tipo di macchina che potrei guidare io, solo che magari io oserei avventurarmi sopra il 35 km/h.
le temperature di dicembre mi avevano illuso ed io ero garrulo e felice al punto da comprarmi una t-shirt con la scritta i love you global warming in britannic bold 72, completamente glitterata. sono le piccole gioie di noi meteoropatici.
ma alla fine non l’ho fatto, e stamattina c’erano sei gradi sotto zero.
lo si capisce dal fatto che i gatti dei vicini hanno transennato il vialetto e una parte del giardino per organizzare uno spettacolo di holiday on ice con le volpi.
ho anche invitato un team di esperti per verificare un curioso fenomeno che potrebbe aprire nuovi orizzonti nella scienza dei materiali: una mattina ho grattato il ghiaccio dal parabrezza solo dalla parte del guidatore (ché ero in ritardissimo), e ho lasciato che la parte del passeggero si spannasse da sé con l'aria calda (nel giro di qualche eone, accade).
il giorno dopo il ghiaccio si era formato in maniera diversa, nelle due parti, con un evidente differenza fra dove la mattina precedente era stato grattato e dove no.
la mia ipotesi è che il vetro in realtà sia fatto da piccoli gnomi trasparenti che mi odiano, ma attendo conferme dagli scienziati.

lunedì 9 gennaio 2017

ero da qualche parte nella sesta dimensione (che alcuni sciamani chiamano amichevolmente “arturo”) quando mi arriva una convocazione da osnabrück per la speciale riffa di fine anno, organizzata da un comitato di ufi che vengono spesso in tenda sul pianeta terra e amano frequentare fiere a tema medievale. (per chi non lo sapesse, osnabrück è una delle città in cui venne firmata la pace di westfalia, che prevedeva che i furgoncini volkswagen potessero essere finalmente attrezzati per il campeggio).
ad ogni modo, poiché il sistema di riferimento non è basato sul pianeta terra (che, diciamocelo, non ha tutta questa importanza nell’universo), la riffa di fine anno si terrà il giorno di capodanno, ossia il 21 gennaio.
questo, ovviamente, perché nessuno mi ha consultato. io sono convinto che alle nostre latitudini il capodanno dovrebbe essere intorno ai primi di maggio, ossia quando il pianeta si convince a sperimentare delle temperature degne di un paese civile (il che significa che ogni latitudine dovrebbe avere il capodanno in un periodo diverso dell’anno. sarebbe molto più sensato).
comunque, alcuni dei premi in palio* quest’anno sono particolarmente interessanti, e ho già comprato alcuni biglietti sperando di vincerne uno fra questi:

- un coniglio nano disponibile nelle versioni blu e rosa
- un buono presso l’autarchica barberia “fratelli di taglio” di carlo e pino bandiera
- un soggiorno presso gli stati indipendenti di vanoa e di daga
- la discografia completa di shakira kurosawa
- una giornata con la sorella di matt damon, crudelia.

* potrebbero però non essere consegnabili per indisponibilità a reperire delle palio funzionanti